martedì 8 novembre 2016
Alla fine del casting il protagonista del cinepanettone interista è stato individuato in un tecnico italiano, una importante novità rispetto alle abitudini esotiche dell'Internazionale. Dall'Ausilio a Zanetti - firmatari della cambiale tricolore consegnata ai cinesi - s'è dato ascolto all'appello nazionalistico della critica che ha bocciato Marcelino perché “straniero” invocando un “esperto di calcio italiano”. E dire che l'ultimo che ha vinto alla grande, in casa Inter, è stato un portoghese, tale Josè Mourinho; il penultimo - tanto tempo fa - un argentino/marocchino/francese di nome Helenio Herrera. L'InterSuning ha pagato per De Boer, scelto per portare a Milano un calcio nuovo che pedatori di scarso valore (tecnico) gli hanno impedito di esibire; torna in mente Luis Enrique che non fu capito in borgata mentre ha trionfato a Barcellona. Evabbe', Stefano Pioli è italiano, di Parma, come denuncia la “r” amabilmente arrotolata ereditata da Maria Luigia. Non ha vinto niente, ma è italiano; ha un curriculum debole, ma è italiano. E da italiano ha dato la sua disponibilità senza pretese, mentre Marcelino ha osato chiedere pieni poteri. A chi? Lo scrivente non perdona a Pioli una retrocessione del Bologna che finì devastato dai dirigenti i quali cedettero tutti i giocatori validi senza che il tecnico muovesse un dito: poteva, ad esempio, dimettersi. Ma non usa. All'Inter, ad esempio, le dimissioni ben retribuite sembrano già comprese nel contratto d'assunzione valido fino al campionato 2018: se poi, com'è noto, alla fine di questo arriverà da Madrid il Cholo Simeone, pazienza, il curriculum non s'arricchirà, il conto in banca sì. Noto - en passant - che al tecnico di soccorso Vecchi non è stato attribuito neppure il successo sul Crotone, i titoli dei giornali già annunciano “Icardi e Pioli, Inter vincente”. Auguri. E tuttavia c'è verità nel negare il contributo dell'allenatore a quest'ultima come ad altre precedenti vittorie: Pioli dovrà lavorare soprattutto sui giocatori, sono loro che fanno il bello e cattivo tempo, sono loro che rendono inesistente la squadra, in parte per deficit di disciplina, in parte per scarsa professionalità, eppoi per sopravvalutazione tecnica. All'Inter sono arrivati costosi brocchi da tutto il mondo: il periodo della gestione di Mancini ha lasciato questa pesante eredità. Se Pioli si dedicherà solo al lavoro sugli uomini vedremo la Beneamata se non esultare almeno sorridere.
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