sabato 17 aprile 2010
Giovedì ("Europa", p. 8) proprio sotto un articolo che vorrebbe decidere ciò che "Avvenire" deve o non deve pubblicare, trovo Federico Orlando che cita Luciano Canfora, marxista irriducibile risciacquato in letture greche e latine, per enunciare una tesi di principio: «Tutte le religioni, sotto le varie differenze di superficie, hanno un'unità profonda nell'intolleranza per il diverso come per il razionale». Perciò ogni religione è sempre e comunque nemica della ragione. Stesso giorno, stesso Orlando " rubrica lettere (p. 6) " ricorda con orgoglio che «Roma alle regionali ha votato per la laica Bonino», e che «la vittoria è stata data alla Polverini dalla Vandea provinciale». Dunque la «laica Bonino» ha vinto una battaglia, ma ha perso la guerra per colpa della «Vandea», il popolaccio «cattolico» che magari non ci sta a farsi trattare da «cretino» solo perché cattolico, e che è «provinciale», per dire la sottospecie culturale, intollerante e irrazionale che segue alla tesi vista sopra. Chiaro? Sì, ma guarda tu cosa ti va a capitare! Che subito lì sotto (p. 6: «Quel voto cattolico da interpretare») Mario Dall'Asta in sei colonne ragiona proprio sulla guerra persa parlando dei «nostri errori», e mettendo sul piatto anche la sconfitta della «laicissima» Bresso in Piemonte. E già: a "Europa" ragionateci un po' su, anche con Orlando, chiedendovi quanti cittadini non vandeani e rusticani, non provinciali e sottosviluppati stavolta hanno desistito dal voto, e desisteranno ancora, se i candidati avranno in programma la tesi Canfora-Orlando-Bonino. Stavolta si è scritto che sono stati qualche milione"
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