venerdì 18 luglio 2014
Domenica
scorsa a Santarcangelo di Romagna, durante l’annuale festival del teatro, si è
svolta l’edizione 2014 di uno strano premio, ideato da me e dai collaboratori
di una rivista attiva a Milano negli anni Ottanta- Novanta, Linea d’ombra. Il premio ha cambiato nome
a seconda delle riviste che facevamo, si è spostato da Nord a Sud e di nuovo a
Nord a seconda di chi lo ospitava per sintonia di intenti, e si intitola oggi alla
rivista Lo
straniero.
Una giuria di amici presieduta da Alice Rohrwacher ha premiato un
vecchio fotografo, Ferdinando Scianna, un vecchio critico
e saggista ben noto i lettori di questo giornale, Alfonso Berardinelli, una
scrittrice traduttrice editrice, Ginevra Bompiani, e una vasta
schiera di giovani: tre fumettisti, Paolo Bacilieri, Manuele Fior e Alessandro
Sanna, alcuni scrittori e scrittori/giornalisti, Giorgio Falco, Paolo Di
Stefano e Benedetta Tobagi, un’attrice, Celeste Casciaro (bravissima in In grazia di Dio di Winspeare) e un attore,
Fabrizio Gifuni, un gruppo teatrale di giovanissimi, Fibre parallele, un regista
cinematografico, Roberto Minervini, e infine la Fondazione Olivetti e la sua
casa editrice, le Nuove edizioni d Comunità, e un gruppo di giovani studiosi e
attivisti ecologici, A Sud, formato prevalentemente da ragazze preparatissime e
determinate. Vecchi o giovani voleva dir poco, anche se i vecchi ci sono
sembrati meno saggi dei giovani e i giovani portatori di una serietà benvenuta,
necessaria ad affrontare un’epoca di trapasso com’è la nostra, confusa, spesso
crudele. Non scrivo queste cose per far pubblicità al premio, ma per dire come
sia possibile un incrocio di talenti e di vocazioni che dia il giusto peso all’esperienza
e alla durata, ma anche all’irrompere della novità, se mosse da una sete di
capire, di esprimere, di fare (di "ben fare"). E non appare
importante il campo in cui ci si applica (appunto la "vocazione")
quanto lo spirito di ricerca e la volontà di incidere sulla dura scorza di una
realtà coriacea, volentieri conformista. Presentando il premio ho citato due
versi di Auden che mi sembra esprimano molto bene le nostre certezze e
incertezze, ben rappresentate da tutti i premiati di quest’anno, ma esprima
anche la nostra/loro volontà di non fermarsi: «In viaggio e tormentati, dialettici e bizzarri».

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