sabato 28 febbraio 2015
Ieri ("Corsera", p. 47) «Erasmo per la dignità umana. Sfida a Lutero e Machiavelli». Paolo Di Stefano intervista Carlo Ossola su Erasmo da Rotterdam (1466-1536), uno che «non ispira mezze misure: chi lo ama senza riserve e chi lo respinge». Bella pagina, ma qui preceduta da Zaccuri (24/2, p. 19): «Chi ha paura di Erasmo?».Questi – ieri addirittura con cattivo gusto evocato in prima dal "Tempo" per la vittoria della Roma a Rotterdam – ha affascinato e provocato menti geniali tra loro lontane. Lutero, Rabelais e Machiavelli avevano letto i testi di un Erasmo intelligente, originale, creatore di immagini e riflessioni contro corrente che oggi suonano di attualità mordente. Chi ne ha paura, dunque? Forse tutti coloro che vogliono accontentarsi del passato, e si sentono oltrepassati dal presente che quindi respingono, ma che è anche futuro.E così il libero arbitrio di Erasmo contrastava all'ingrosso il "servo arbitrio" di Lutero, la "cura del bene comune", così cara ad Erasmo, contrastava il primato dello Stato che talora deve farsi "leone" e divorare tutto ciò che non gli conviene, come insegnava Machiavelli… Torno al "Corsera". Vi leggo che per certo pensiero italiano «laico» – meglio laicista – Erasmo è parso troppo cattolico per essere degno di approvazione.Eppure per Ralph Dahrendorf fu «modello della libertà intellettuale», geniale creatore di testi che anche oggi collegano il messaggio originale, Vangelo puro, con la realtà attuale della Chiesa, la sua Chiesa di Roma. Nel libretto dal titolo "Julius" ("Giulio", ed. Einaudi, 2014) la dialettica tra Papa Giulio II a fine '400 e il modello del Papato delle origini, offerto dal Vangelo e presentato dalla voce di San Pietro in persona, salta agli occhi con attualità sorprendente in relazione al presente di papa Francesco...
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