martedì 23 febbraio 2016
Umberto Eco… Grandi elogi. L'uomo e le sue doti di cultura: maestro per 50 e più anni. Magnifici tra tanti (“Repubblica” 21/2, p. 10) i pensieri di Bernard Pivot presidente dell'Accademia Goncourt. Anche su “Avvenire”, ieri. Eco: cattolico in gioventù, poi non credente, ma sempre rispettoso della storia e del pensiero cristiano, appassionato e cultore profondo di San Tommaso d'Aquino, un'enciclopedia vivente, capace di condurre tanti nella sterminata prateria della storia del pensiero occidentale, Santi e Dottori cattolici compresi. Esequie coerentemente laiche, con qua e là – in pagina – qualche frecciata anticattolica. Spiace però che l'altra sera uno dei principali Tg lo abbia ricordato con un lungo servizio nel quale era autodefinito – chiedo scusa – «un co…e tra tanti co…i» che sarebbero l'umanità intera: offesa alla memoria, non solo sua. Meritava il Nobel, scrivono. Un grande. Ora che “ha fatto il viaggio” vale anche la pena ricordare, pur senza pretese, alcune sue righe sull'originalità assoluta di Gesù da “In Cosa crede chi non crede” (ed. 1996, p. 25), e la sua corrispondenza amicale con il cardinale Carlo Maria Martini. Giustamente illustre: perché non più cattolico? Per coincidenza, ieri mattina, in Vaticano, per il Giubileo della Curia la meditazione di padre Rupnik, artista e teologo noto in tutto il mondo, ricorda il grande Pavel Florensky scrittore ortodosso, mistico, teologo, artista di fama mondiale, vittima con milioni di credenti dell'odio anticristiano dell'ateismo di Stato. Gigante di cultura! Unico tra i cristiani? Beh! Oltre tanti, da Dante a Manzoni, penso a grandi cattolici dimenticati come lo Chateaubriand de “Il genio del Cristianesimo”, o per esempio G. K. Chesterton con i suoi saggi, romanzi e anche “gialli”: divertissements da leccarsi i baffi.
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