venerdì 3 ottobre 2003
Il farro è come lo storione. Attuale, ma con caratteristiche antiche. È infatti ritenuto l"antenato del frumento, e sicuramente è stato uno dei primi cereali ad essere introdotti nell"area mediterranea, proveniente dalla Palestina e dall"antico Egitto (tracce di farro sono state trovate nelle antiche tombe egizie).Anche in Italia ha origini antichissime, in quanto utilizzato dai Latini per preparare il puls, una polenta semplice che era il cibo base per gli strati più poveri. Veniva coltivato volentieri perché molto resistente alle malattie e ai parassiti, oltre che facilmente coltivabile anche in terreni aridi e secchi. Il suo lento abbandono e la sostituzione col frumento si debbono al fatto che spesso i semi cadevano al suolo durante la crescita causando basse rese produttive.Oggi è stato riscoperto grazie alla quantità di fibre che contiene e che lo rendono ideale nella dieta mediterranea. In Italia si coltiva specialmente tra Marche Toscana e Umbria, in due varietà: il Triticum Monococcum o farro piccolo e il Triticum Dicoccum o farro medio, che è la varietà più utilizzata. Ogni spighetta contiene più di una cariosside (il chicco) provvista di folta peluria all"apice e dà valori organolettici migliori. Il piatto ideale è la zuppa di farro, che viene bollito in un brodo di verdure. La terza varietà si chiama Spelta Triticum o farro grande ed è molto resistente al freddo.Nelle coltivazioni biologiche di farro, dopo il raccolto avviene la molitura con la macina in pietra naturale, così da salvaguardare le caratteristiche organolettiche della cariosside e trasferendo queste proprietà a pasta, farine e prodotti da forno. Ciò che colpisce del farro, sia esso zuppa o minestra, polenta o pasta, biscotti o grissini, è la fragranza dei sapori che ricordano gli aromi del grano appena raccolto. Assolutamente da provare.
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