martedì 12 novembre 2013
Domenica due sorprese sul "Corsera". Intera p. 27: «Il Paradiso è l'uomo». Giorgio Montefoschi profondo sull'opera di Giovanni Scoto Eriugena, genio filosofico e teologico del IX secolo, con tesi abbacinante nel sommario: «È nella Resurrezione che si compie la nostra natura». Per Eriugena noi uomini siamo «creati e chiamati a "vita eterna" nella quale "mondo" e "Paradiso" saranno "riunificati». Oltre morte, storia e tempo "Dio tutto in tutti" grazie a Incarnazione, morte e Resurrezione di Cristo? Sì! "Dio tutto in tutti", e nessun rischio di panteismo, come tutto sorpreso pare aver pensato Eugenio Scalfari nel suo denso dialogo con Papa Francesco e come ha segnalato anche "Tempi" (18/9). Non è "invenzione" del nuovo Papa, ma parola scritta da duemila anni: «…e Dio sarà tutto in tutti!» (1Cor. 15, 28)! Confondere questo col panteismo è un equivoco. Altro equivoco, sempre ieri, sia pur in modo diverso ("Corsera", pp. 1 e 30) mi pare quello di Vittorio Messori che fin dal titolo sembra attribuire a Francesco «L'illusione di un ritorno alla Chiesa primitiva». Stimo Messori da decenni, ma mi pare che il Papa non si riferisce a una leggendaria «Chiesa primitiva, tutta povertà, fraternità, semplicità», bensì a parola ed esempio di Gesù, validi per sempre. I suoi discorsi vanno presi sul serio, altrimenti siamo al "rovescio" e l'equivoco, voluto o meno, appare sbandierato. Ieri Vito Mancuso ("Repubblica", p. 1: «I devoti nemici del Papa») «a proposito dei gay» fa dire al Papa «Chi sono io per giudicare?». Una "nuova" posizione dottrinale sulla omosessualità? No! Ecco la parola del Papa: «Se una persona è gay e cerca il Signore, e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?». C'è qualche differenza, vero? Ancora un altro brutto equivoco.
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