domenica 13 luglio 2014
«Uomini non si nasce, si diventa, e dunque solo a poco a poco, in virtù di un esercizio lento e paziente - un esercizio che coinvolge insieme la dimensione tecnica e la vita spirituale - noi diveniamo lettori, scrittori». La domanda che si pone Giancarlo Pontiggia nel suo saggio Lo stadio di Nemea. Discorsi sulla poesia, è fondamentale, per chiunque ami la lettura, o, addirittura, aspiri a diventare scrittore: che cosa significa scrivere? Che cosa significa leggere? La riflessione di Pontiggia, poeta e saggista, è di una lucidità semplice quanto necessaria: non si diventa un lettore se non attraverso una lunga pratica. Che implica il confronto tra diversi libri, e quindi, stili, visioni del mondo. Non si diventa scrittori se non attraverso un esercizio lento e paziente, che, e qui è l'intuizione centrale, non riguarda soltanto la sfera tecnica, ma anche la dimensione spirituale. Scrittore si nasce o si diventa? Si nasce, e si diventa. Se manca il talento, il dono, non c'è niente da fare. Ma senza esercizio il dono non ha sviluppo. Anche la dimensione spirituale, per un aspirante lettore o scrittore, necessita di esercizio. I mistici lo insegnano, lo insegnano i monaci, lo insegnano Mozart e Haendel: l'esercizio, per chi ha determinate alte aspirazioni, è tecnico e spirituale nello stesso tempo. Lo spirito non è scisso, ma incarnato.
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