sabato 8 maggio 2021
Don Tonino: sempre, anche da vescovo. Difficile trovare chi lo conosce bene e ne parli male, facilissimo chi senza conoscerlo, o conoscendolo male, ne parli malissimo. Antonio Bello nasce ad Alessano, presso Lecce, il 18 marzo 1935. Presto orfano di padre e la mamma, su consiglio di chi lo trova intelligente e di gran buona volontà, lo manda in Seminario a Ugento, a Molfetta e poi a Bologna per l'Onarmo che assiste gli operai: esperienza che lo segna per la vita. L'8 dicembre 1957 è prete e lo mandano educatore in Seminario: formatore dei piccoli di età. Nel 1970 è parroco a Tricase, in fondo al “tacco” d'Italia, e lì tocca con mano cosa vuol dire la vita dei poveri, delle famiglie indigenti, dei lavoratori sfruttati, degli immigrati, dei senzatetto e anche dei senza fede e senza speranze. È bravo, è amato, e qualcuno se ne accorge anche a Roma. A 47 anni, nel 1982, Giovanni Paolo II lo fa vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi. Tre anni dopo la Cei lo incarica della presidenza di Pax Christi. Il mondo è ancora diviso in due blocchi, la Guerra Fredda è ancora recente, le armi ancora pronte e lui si rimbocca le maniche… Da vescovo con cuore largo inventa la sua idea di “Chiesa del grembiule”. Vuol dire che il modello è quello di Gesù che si cinge per lavare i piedi ai discepoli, anche a quelli – tutti – che lo avrebbero abbandonato poco dopo, anche a quelli che lo avrebbero tradito, Pietro e Giuda. Eccolo in azione accanto agli ultimi, agli immigrati che cominciano a sbarcare nel Salento, agli operai delle acciaierie in sciopero per salvare il posto di lavoro, ai pacifisti, giovani e meno giovani che protestano per il costo delle armi e per l'installazione dei missili in Sicilia, agli sfrattati per il rincaro degli affitti, cui come segno di provocazione evangelica apre le porte di casa sua. Altra scelta, preceduta in quegli anni da «pastori» come il cardinale Pellegrino – anello e croce di legno o di ferro – e Paolo VI che rinuncia a tiara e sedia gestatoria. Al posto dei «segni di potere» serve «il potere dei segni»: perciò fonda la Casa della pace per i drogati e nel Centro di accoglienza per immigrati vuole spazio anche per la piccola moschea.
Il Concilio lui lo aveva vissuto intensamente, pur da lontano, e le spinte per il dialogo e per la pace sono state lezioni per la sua vita. Lo chiamano «pacifista e imbelle», «venduto ai rossi» e «traditore dell'Occidente cristiano» perché è contro le spese per le armi, si oppone agli F16 a Crotone, ai missili a Gioia del Colle e benedice persino l'obiezione fiscale. In occasione della Guerra del Golfo condanna l'intervento. Su questo punto, però, arriva una sintonia esplicita con Giovanni Paolo II, che nei fatti lo salva dal peggio… È diventato scomodo, don Tonino, ma il suo programma di “Chiesa del grembiule” resta intatto: forte e insieme mite.
Pare instancabile, ma si ammala di cancro che in poco tempo pare consumarlo davanti a tutti… Arrivano i giorni della guerra dei Balcani e lui, già malato grave, nel dicembre 1992 si trascina fino a Sarajevo, con 500 testimoni di pace, per una marcia di pace che si realizza tra mille ostacoli di natura e di resistenze politiche, in condizioni drammatiche, per la creazione di un'altra Onu, una nuova solidarietà mondiale. In un teatro di Sarajevo le sue parole guardano al futuro con speranza: «Vedete, noi siamo qui, allineati su questa grande idea della non violenza attiva… Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà… Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati…». Forse è l'ultima presenza pubblica. Don Tonino muore 4 mesi dopo, il 20 aprile 1993, sereno fino in fondo, sorridente e in preghiera…Una grande folla, con tante lacrime, lo accompagna al funerale. E negli anni la sua tomba è meta di tanti pellegrini, tutti o quasi “piccoli”. Anche papa Francesco il 20 aprile 2018 per il 25° della morte. La Chiesa ha avviato la beatificazione. «Beati i costruttori di pace» fu il motto di tutta la sua vita, che ha ancora molto da dire a tutti anche nell'oggi segnato da tante contraddizioni, di mondo e anche di Chiesa.
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