sabato 22 aprile 2023
Giornata ricca di deragliamenti, reali e metaforici, ieri (21/4) sui quotidiani. È la sintesi, indovinata, dell’apertura di prima pagina della “Repubblica”: «L’Italia che deraglia», con le pagine 2 e 3 dedicate all’incidente ferroviario a Firenze, l’unico deragliamento reale e non metaforico: «Per quindici ore l’Italia spezzata in due». Che sia casuale o voluto, il crescendo sul “Corriere” è un lento, progressivo, fatale deragliamento, roba da far deragliare la rotativa. Pagina 19: «L’illusione breve di Elon Musk. Starship esplode dopo il decollo», caso purtroppo non insolito di “deragliamento spaziale”. Pagine 20 e 21: «Deragliamento a Firenze. Si ferma l’Italia dei treni. Convoglio merci danneggia la linea». Pagina 25: anche una betoniera, in pieno centro a Milano, può deragliare e triturare una ciclista: «Milano, uccisa in bici dalla betoniera», e non ci sono piste ciclabili che tengono se il gigante sterza ignorando il moscerino. A pagina 29 invece “deraglia” una trattoria, che per quasi mezzo secolo era andata dritta e in orario sui binari giusti, con soddisfazione sua e dei commensali: «L’ultima cena della trattoria gestita in famiglia per 40 anni». Piccoli deragliamenti abbinati anche sulla “Stampa” alle pagine 18 e 19: a sinistra «Flop Musk», a destra «Treni, l’Italia nel caos». C’è poi il deragliamento, anche se privo di danni materiali, forse più imbarazzante per il deragliato, il presidente della Camera. Facciamo raccontare la sventura a Massimo Gramellini (“Corriere”): «Nel salutare gli studenti di una scuola di Ferrara intitolata a Vittorio Bachelet, Lorenzo Fontana ha scandito al microfono “Vittorio Bàkelet” e anche dalla sua faccia si capiva non avesse idee di chi fosse». Mattia Feltri (“Stampa”) la definisce «autosatira involontaria». Magari fosse un banale infortunio, di quelli in cui tutti possiamo incappare. Fontana viene presentato come un “campione della cattolicità italiana” e questo la dice lunga sullo stato dei mondi cattolici, anzi delle galassie cattoliche distanti anni luce e impossibilitate, prima ancora che incapaci, a comunicare tra loro. Una tragedia. Perché Bachelet appartiene a tutti, non solo all’Azione Cattolica. Innanzitutto è parte della storia italiana. Un martire. Storpiargli il nome è quasi come ucciderlo un’altra volta. © riproduzione riservata
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