venerdì 14 maggio 2004
Arrivano in pagina "quelli della bocca aperta", con la loro novità vecchia come il cucco o folle come un cortocircuito. Ieri la proposta-propaganda del filosofo "debole": in Iraq i nostri soldati caccino gli Usa! Vale un seggio a Bruxelles. Oggi la novità è gratuita: "Sono atea felice e militante"! Così sull'"Espresso" Danièle Sallenave, "filosofa, scrittrice e intellettuale" intervistata da Fabio Gambaro, sicura che religione e violenza sono la stessa cosa, senza eccezione. Gambaro la paragona ad "Eugenio Scalfari che rivendicava i diritti dei non credenti". Tu leggi e trovi il parallelo per lo meno offensivo. La "filosofa", infatti, illustra i fondamenti della sua "militanza atea" partendo dalla "cultura dei democratici cristiani europei", dal cattolicesimo oppressivo dei polacchi, dal modello americano e dal "crollo del Muro di Berlino interpretato come una vittoria della religione sull'ateismo". No, perbacco! E giù l'elenco delle malefatte della religione nei secoli, che mescola kamikaze islamici, fascismo spagnolo, la Bibbia "piena di violenza", il film di Mel Gibson e i crimini dei fondamentalisti indù" Che fare allora? Dal cilindro la soluzione: "vivere senza religione, senza bisogno di un dio", senza un "gendarme" che indichi il bene e il male. Fare tutto da soli, nella "militanza" di un ateismo cosciente. Brava! Ma come si fa? Perbacco: c'è un modello nuovo di zecca e mai pensato da nessuno: "Voltaire: bisogna far circolare il suo pensiero" tra cristiani, musulmani, indù, ebrei, buddisti e altro. Oplà: tutto risolto in due pagine dell'"Espresso". Acqua calda! Sì, ma con replica rispettosa che si rifà alla proposta: via dalla pazza pagina: circolare! Circolare!
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