Da Telemann al giovane Händel tra Salmi e supremi inni alla fede
domenica 8 novembre 2009
C'è sempre una giustificazione più che plausibile quando ci si avvicina a un autore prolifico come Georg Philipp Telemann (1681-1767): la sua produzione è talmente vasta e diversificata che è praticamente impossibile conoscerla tutta. Durante la sua lunga e fortunata carriera, costellata di prestigiosi incarichi presso i più importanti centri di area germanica, l'artista ha infatti affidato al pentagramma qualcosa come oltre 600 lavori strumentali di vario genere, 640 composizioni vocali profane, 25 opere teatrali, 18 oratori, 49 Passioni e circa duemila cantate sacre.
Rimanendo dunque anche solo all'interno del repertorio di carattere religioso, i numeri sono così iperbolici da rendere difficile perfino individuare un punto di partenza ideale da cui iniziare un ipotetico percorso di avvicinamento; ma quando si ascoltano opere come l'adattamento del Salmo Deus judicium tuum (scritto da Telemann nel 1738 per i Concert Spirituel di Parigi) lo stupore e l'appagamento raggiungono livelli talmente elevati che lo stimolo ad approfondire la traiettoria artistica del maestro tedesco diventa quasi irresistibile. Il merito va senza dubbio anche alla convincente interpretazione offerta dall'ensemble vocale Arsys Bourgogne e da quello strumentale Harmonie Universelle diretti da Pierre Cao (cd pubblicato da Eloquentia e distribuito da Ducale), che riescono a cogliere la cifra intimamente poetica e spirituale del brano, mirabile esempio di equilibrio tra immediatezza comunicativa, eleganza formale e scrittura virtuosistica.
A degno coronamento, il programma del disco prevede anche il Dixit Dominus di Georg Friedrich Händel (1685-1759), un altro capolavoro in qualche modo "minore" della musica da chiesa settecentesca, non tanto per demeriti propri, quanto piuttosto per la grandezza soverchiante delle più conosciute pagine sacre del Sassone (in special modo di quelle oratoriali); anche in questa occasione Cao e compagni sanno perfettamente quali corde toccare e nella lettura di questa splendida pagina giovanile (concepita verosimilmente nel 1707 in occasione di un soggiorno romano) esaltano quegli aspetti di fantasia creativa e maestosità barocca che mettono già perfettamente a fuoco la sublime impronta compositiva händeliana.
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