Da Maratona alle edicole la corsa delle notizie non si è ancora conclusa
venerdì 1 maggio 2015
Viviamo l'epoca del tramonto dei giornali. Già oggi la maggioranza dei giovani al di sotto dei trenta, o forse dei quarant'anni, non frequenta le edicole e non la si vede in giro con un giornale in mano. Quando ne apro uno e mi dedico alla lettura (una specie di devozione profana) ho sempre più spesso di essere un vivente anacronismo, ma provo anche il piacere di appartenere a una tradizione culturale che risale alle origini della modernità affermatasi fra il XVII e il XVIII secolo. I giornali sono stati uno degli strumenti attraverso i quali ha preso forma l'Illuminismo. Hanno dato espressione al desiderio di sapere di più e sempre più tempestivamente che cosa accade nel mondo prossimo e remoto: saperlo e tenerne conto per vivere, prendere decisioni (molto spesso quelle economiche) e per capire i comportamenti del genere umano, la loro dinamica morale e politica.L'invenzione delle notizie. Come il mondo arrivò a conoscersi: con il suo titolo il libro di Andrew Pettegree (Einaudi, pagine 534, euro 34) dice già molto. La stessa idea o nozione di notizia è stata un'invenzione e una passione progressiva in continua crescita. Ma anche prima che i giornali esistessero dare una notizia e riceverla era fondamentale. Non può non venire in mente quell'eroico veicolo vivente di una grande notizia che fu il soldato greco, combattente a Maratona, che corse fino a morire di fatica per annunciare la vittoria di Atene sui Persiani invasori. Anche la parola “vangelo” significa buona notizia, annuncio di salvezza.Molti dei modi preindustriali di diffondere notizie, come le chiacchiere da locanda, i pettegolezzi, le prediche e gli annunci degli araldi, sono entrati in altra forma a far parte degli articoli di giornale. Le letterature moderne (soprattutto il romanzo, il pamphlet e il saggio satirico) si sono sviluppate in stretta interazione con il giornalismo. Il libro di Pettegree si apre non a caso ricordando che nel 1704 Daniel Defoe, più tardi autore di Robinson Crusoe, fondò un giornale politico. Dopo diverse sue imprese fallite, fu questa un'iniziativa fortunata: «il pubblico dei lettori era in rapida espansione e nutriva un preciso interesse per i fatti d'attualità». Quella «smania di notizie stava trasformando la società» e tale problematica avventura non è ancora conclusa.
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