venerdì 5 giugno 2015
Coltivare vuol dire prendersi cura delle piante. E prendersi cura di qualcosa, come di qualcuno, vuol dire essere vivi. Non deve stupire allora che in un luogo come l'hospice dove si percorre l'ultimo tratto dell'esistenza, vivi fino alla fine, si sia pensato di far nascere un orto per aiutare i malati a non sentirsi un peso, a non farsi sopraffare da una malattia senza possibilità di guarigione. L'iniziativa è stata presa all'Hospice Alba Chiara di Lanciano: 500 metri quadrati destinati a ospitare un orto in terra piana curato da pazienti, famiglie e personale. Dicono i promotori dell'iniziativa di aver pensato a un orto per rendere l'hospice un luogo di cura diverso da un tradizionale ospedale, ma anche per non connotarlo come un posto in cui si va semplicemente a morire. Ovviamente nessuno vuole costringere i pazienti a coltivare pomodori, zucchine, melanzane. E nemmeno ad avere l'ansia per questa attività: il tutto verrà svolto in modo amatoriale, e tenendo conto delle condizioni di ciascun ospite della struttura.Ma perché è importante fare un orto? «Diversi studi affermano che occuparsi della coltivazione di piante e ortaggi, la raccolta dei prodotti della natura, ma anche il solo osservarne la crescita, abbia una valenza psicologica positiva e terapeutica», sottolinea il responsabile della struttura Pier Paolo Carinci. La terra, dunque, come luogo in cui lasciare un segno tangibile del passaggio di una vita che non perde mai il suo senso. Fino alla fine.
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