venerdì 24 febbraio 2012
Tre "crediti". Ieri "Foglio" (p. 2: "I conti del sacro") Angiolo Bandinelli, simpatico a Malpelo per diretta e cordiale conoscenza, rifletteva sulla "fede" partendo dal fatto che in Grecia le banche sono dette "tràpezai" ("tavole"), e vi si aggiunge "tès pìsteos", in pratica "tavole della fede", e poi citava una definizione di fede, in senso religioso, come «il credito di cui godiamo presso Dio e di cui Dio gode presso di noi». Meglio la seconda… Però poi in tema si scende a faccende meno alte, fino a tasse e finanza, e anche lui pare cedere alle chiacchiere su Ici e Chiesa, o peggio su Ici e Vaticano, che con l'Ici non c'entra niente… Veniale, per lui, ma tornando ai termini iniziali osservo che anche in italiano tra fede, come "credere", e linguaggio bancario ci sono parentele: banche di "credito", si dice, e in banca si parla di "fidi", e sul termine "pìstis" (fede) ricordo che nel Veneto degli anni '50 i giovani di Montagnana per indicare don Franco Bartolomiello, prete del loro vivacissimo oratorio, e anche i suoi confratelli, dicevano "il pisto". Bello: l'uomo della fede, l'uomo del credito con Dio! Secondo credito, salvo errori: ieri sul "Fatto" nessun attacco a Chiesa e Vaticano, a religione e fede… Un evento. O forse le recenti "cilecche" in termini di "fatti" e precisione di notizie hanno indotto qualche prudenza in più. Ultimo credito, purtroppo in passivo – "debito" di ossigeno – sempre ieri ("La Stampa", p. 3) solito "morso" di "Jena": «Presidente Monti, quando farete pagare l'Ici al Vaticano? Scusate la fretta, ma ho lasciato l'auto in doppia fila…». Fama di intelligenza mordace? Una tantum ha lasciato il cervello a casa, in fila indiana però…
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