martedì 13 ottobre 2015
Disfattismo? Eufemismo. Per fortuna c'è ancora chi approfondisce almeno il dato tecnico, elaborando dotte analisi sul 4-2-4 di Antonio Conte ch'era l'arma preferita del mio maestro Fulvio Bernardini detto Dottor Pedata. Per il resto, sì, una certa soddisfazione per il posto in Europa conquistato, ma non esageriamo, dobbiamo ancora vedere se riusciamo a farci testa di serie. In fondo, il ranking Fifa ci maltratta ingiustamente ma chissenefrega. E dire ch'è così un bel momento per il calcio italiano, con i nostri azzurri migliori - vedi Verratti, Darmian, El Shaarawy - non profeti in patria ma all'estero, che osano sostituire più che dignitosamente i santoni perduti o archiviati. E Conte? L'impressione generale è che a Conte questa Nazionale non dia proprio soddisfazione; vabbè, l'altra sera a Baku saltava come un grillo a ogni gol, e quell'abbraccio a Quagliarella è a dir poco memorabile, ma sapete - sento dire - Conte è così, sempre su di giri, euforico, nervoso, è quello che ha inventato l'intensità, ma di certo s'annoia a fare il ct, ridategli una squadra. Eppoi - ho letto anche questa - c'è proprio bisogno di un Conte per mandare avanti questa squadra? Basterebbe un mestierante qualsiasi che conoscesse le regole e i sistemi. Questo si dice nelle ore in cui l'Albania è in festa perché un competente e operoso tecnico italiano, Gianni De Biasi da Sarmede, uno della Marca Trevigiana come Gipo Viani, l'ha portata per la prima volta in Europa. Questo è un riconoscimento postumo a Vittorio Pozzo e a Enzo Bearzot, vincitori di Mondiali evidentemente solo perché bravi ad assemblare campioni; mi farebbe piacere sentire cosa ne dice Lippi, arrivato anche lui al Mondiale di Germania mentre la critica gufava e anzi invitava a lasciarlo a casa insieme a Buffon. È così, amici: quando c'è di mezzo l'Italia (non solo calcistica) il disfattismo dilaga, assume per fortuna anche aspetti paradossali se non comici, ragion per cui il popolo del calcio - offeso da ben altre manovre sul fronte dell'empio business - esprime ancora amore per la Nazionale e la vede un po' alla volta rispondere alla passione. Non è passato molto tempo da quando Antonio Conte ha ereditato da Prandelli un'Italia umiliata in Brasile e offesa in patria: ha raccolto in giro quel che poteva, il Grandantonio, saccheggiando anche il Sassuolo, e con gli ultimi italianuzzi azzurrabili ha costruito una squadra che prima ha pensato a vincere eppoi a giocare, rintuzzando anche le gufate “competenti”. Erano tempi duri, ad arruolare l'ex conducator juventino ci aveva pensato Tavecchio, sì, quello delle banane, nonostante la candidatura di Conte fosse giudicata “impossibile”, e ci si stupiva che quest'ultimo accettasse di lavorare per un presidente così, uno addirittura sospeso dall'Uefa. Ricordate Platini amareggiato per l'increscioso incidente di Optì Pobà? Oggi vorrei leggere e sentire le stesse parole sdegnate rivolte a Le Roi che non maneggia banane ma miliardi; e vorrei che fosse proprio Tavecchio il primo a spiegarci se è ancora convinto di votare per Platini alle prossime elezioni Fifa. Ma non dirà niente: in fondo Platini ha spiegato che quei due milioni, dieci anni fa, li aveva presi da Blatter come compenso per le sue prestazioni. Passate, presenti e future? Mi manca molto Totò: ma fatemi il piacere!
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