mercoledì 22 luglio 2020
Ne è passato di tempo da quell'8 maggio 1945, quando la diciottenne Elisabetta, designata erede al trono fin dal 1936, apparve sul balcone di Buckingham Palace, ancora con la sua uniforme di ausiliaria dell'esercito, per salutare la folla in festa per la fine della Seconda guerra mondiale, accanto al re, alla regina, a sua sorella Margaret e al primo ministro Winston Churchill! Eppure, quell'istantanea dal balcone rende bene lo stile della famiglia reale inglese, aristocraticissima per lignaggio e autoconsapevolezza, ma al contempo “sobria”, con l'abitudine all'understatement talmente inglese che più inglese non si può. È quanto si ricava dal libro di Enrica Roddolo, I segreti di Buckingham Palace, pubblicato da Cairo Editore (pagine 240, euro 16). Non è un libro di gossip, anche se ricco di aneddoti e di meticolosi particolari. L'autrice, giornalista del “Corriere”, guarda e descrive gli Windsor con un atteggiamento che si può riassumere in una parola: rispetto. La dinastia regnante inglese ha una storia complicata, con intrecci di eroismo, pavidità, scandali, etichetta e opportunismo: Roddolo la percorre come in punta di piedi, attenta a non scivolare nel pettegolezzo e con una meta ben precisa: raccontare senza offendere e senza offendersi, senza pretese di irraggiungibile obiettività, però con sguardo onesto e partecipe. Del resto, i tempi cambiano: re Edoardo VIII si dimise, nel 1936, per sposare Wallis Simpson, un'americana con due divorzi alle spalle, cedendo il trono al fratello minore, Giorgio VI, padre di Elisabetta II; oggi, il 71enne principe Carlo è riuscito a far accettare a Corte e al Parlamento la sua seconda moglie, Camilla Shand, la prima divorziata che diventerà regina se e quando lui sarà re. Imperturbabile, la 94enne regina Elisabetta, ha tenuto il timone della dinastia in mezzo alle tempeste, conquistando il cuore degli inglesi e la stima del mondo, come si è visto anche recentemente dal suo breve discorso in occasione della pandemia non ancora sconfitta. Buckingham Palace è il teatro in cui sono state rappresentate tragedie e commedie, e Roddolo lo descrive anche architettonicamente, con le sue sale e i suoi giardini. Le curiosità non mancano. È stata Elisabetta II ad abolire la storica consuetudine di lasciare una stanza abitata dal re o dalla regina procedendo a ritroso come i gamberi; e Filippo di Edimburgo, amatissimo principe consorte, è riuscito a far istallare telefoni interni nel Palazzo, innovando le comunicazioni attraverso bigliettini scritti a mano, portati dai valletti da una stanza all'altra, su vassoi d'argento. Anacronismi? Certo, ma la regina Elisabetta, imperterrita, continua a indossare i suoi cappelli e i suoi completini in tinte pastello. A questo proposito, un aneddoto non riportato da Roddolo: in una cerimonia, Margaret Thatcher, che non era molto simpatica a Elisabetta II, si trovò a indossare un abito dello stesso colore, forse giallo, di quello della regina. La Thatcher chiese al cerimoniale di essere informata, in casi analoghi, sul colore dell'abito che la regina avrebbe indossato, per evitare duplicazioni. La risposta fu: «A sua Maestà, non importa come si veste la gente».
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