venerdì 29 maggio 2015
Metti una domenica sera a Chioggia, invitato dall'Associazione culturale il Fondaco a parlare di alimentazione e convivio. E con sorpresa, sul palco, tre imprenditori chioggiotti di successo, che m'han fatto vedere quello che nel Padiglione Italia è declinata come la terza potenza dell'Italia: il limite. E allora Loredano Grande della Pasticceria Veneta sta sviluppando una linea di dolci buoni adatti alle principali intolleranze alimentari, venduti persino in farmacia.Giancarlo Boscolo Sesillo ha invece capito che se in America piaceva il radicchio, era meglio andare a coltivarlo sul posto anziché esportarlo, mentre Rossano Boscolo ha aperto una scuola di formazione di futuri cuochi in un'oasi in mezzo alla campagna viterbese, Il Boscolo Etoile Academy e, senza tanti clamori, ha formato una generazione di cuochi pronti a partire per il mondo. La potenza del limite, per un italiano, è la capacità di superare gli ostacoli, di ricreare qualcosa di nuovo, di leggere i tempi e alzarsi dagli allori per ricominciare.M'hanno colpito queste tre storie come mi ha colpito la telefonata di Donatella, ristoratrice monferrina che ad Oviglio (Al), col marito, ha iniziato a cucinare nella Soms del paese per poi creare un localino accogliente sotto l'ombra del castello. Talmente buona la sua cucina che ha ottenuto la stella Michelin. Ma ora ha deciso di rinunciarvi.«Io era partita per far da mangiare alla gente del posto, ma da quando ho avuto la stella è cambiato tutto: la mia gente non viene più e tu sei sempre sotto esame. Non è quello che volevo».Così Donatella diventerà il bistrot che porta il suo nome, ovvero una trattoria, ma senza l'ansia di prestazione. Anche questo è un modo per superare il limite, in questo caso quello di cucinare secondo un canone che vorrebbero altri, ma che magari non è il tuo. Idealmente le darei una medaglia: per il coraggio, per la sincerità, ma soprattutto perché c'è un limite all'ostentazione di una forma, che magari tradisce una sostanza.I ristoranti "stellati" non reggono ovunque, soprattutto in periferia. E se dentro l'Expo, in un lunedì come tanti c'è la fila continua dietro al carretto dei gelati delle regioni di Grigoletto, non altrettanto si può dire dei ristoranti, il cui pieno è inversamente proporziale al prezzo. E se lo street food sta facendo breccia, un qualche segnale lo dovrebbe dunque dare: il momento della tavola preziosa, oggi, ha troppi protagonisti. Lo sappiano i giovani: per loro c'è il mondo, come ha ricordato Rossano Boscolo a Chioggia. E la strada non è per nulla in salita, a leggere i tempi e il successo della nostra cucina. Questa spinta, c'è da crederci, sarà un'eredità dell'Expo.
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