Come ricevere un attimo di pace da un'inquietudine missionaria
venerdì 3 marzo 2017
Mi consola sempre trovare conferma che, per la Chiesa che parla e si parla in Rete, i tempi liturgici forti sono ancora una notizia: nel Mercoledì delle Ceneri, un terzo dei post che ho potuto scorrere si riferiva all'inizio della Quaresima, quando non suggeriva strumenti, anche digitali, per viverla con più intensità.
Tra questi ultimi, ecco l'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova tornare a offrire (l'aveva già fatto in Avvento) «Un attimo di pace» ( tinyurl.com/glxk56j ), un breve video quotidiano in cui due attori, entro una scenografia essenziale, si alternano nel proporre una riflessione suggerita dal Vangelo del giorno e sviluppata con libertà di riferimenti alla vita vissuta. Si rivolge dichiaratamente a degli adulti, soprattutto a «chi ha perso confidenza con la pratica cristiana».
L'interesse che la cosa merita travalica i contenuti, per quanto ben pensati: il fatto è che quanti, coordinati dal direttore dell'Ufficio don Marco Sanavio, hanno immaginato questa iniziativa pastorale, l'hanno progettata “multicanale”. Provo a spiegare con parole mie che significa che qualcuno “vedrà” le riflessioni, qualcuno le ascolterà, qualcuno le leggerà. Che ci sarà chi chiederà di riceverle via Telegram e chi se ne farà amico o discepolo su Facebook o su Twitter. Che altri si troveranno meglio ad andare sul sito, ma non avranno problemi se verrà loro comodo farlo dallo smartphone. E infine che qualcuno ci potrà inciampare anche navigando tra i blog di “Famiglia Cristiana”, ascoltando i programmi di Radio InBlu e vedendo quelli di Telepace nazionale e di altre reti televisive trivenete (una anche a Manhattan...).
Si chiamano «Un attimo di pace», ma par di capire che la pace sta tutta dal lato di chi fruisce di queste riflessioni, e magari le rilancia, mentre dal lato di chi le ha pensate ci sia stata una bella inquietudine, che non esito a definire missionaria.
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