martedì 21 febbraio 2012
Fare i compiti con i propri figli insegna qualcosa anche a noi grandi. Matteo doveva sottolineare gli attributi e le apposizioni in due esercizi le cui frasi erano composte solo da proverbi. Dopo averli letti insieme, Matteo mi ha detto: «Non ne conosco neanche uno». E non ne comprendeva nemmeno il significato. A me i proverbi li insegnava mio nonno intorno a un braciere nelle sere d'inverno o quando, in campagna, alzava gli occhi al cielo e provava a indovinare come sarebbe stato il tempo il giorno dopo. I proverbi li trovavo anche nelle pagine del mio libro di lettura. Allora non me ne rendevo conto, ma in gran parte erano proverbi che predicavano la rassegnazione e una morale buona soprattutto per i poveri. Leggere i proverbi è come percorrere millenni di storia. Un bell'esercizio anche per i bambini, ai quali a volte non abbiamo nemmeno il coraggio di dire com'eravamo noi da piccoli. Ma stiamo tranquilli, non ci rideranno addosso se glielo raccontiamo con serietà e senza intenzione di ricattarli. A scuola l'ho sempre fatto. E li ho visti curiosi e attenti. Un tempo era normale sentire nella bocca dei vecchi un proverbio per ogni situazione della vita con la quale ci si scontrava. Con i proverbi si voleva ordinare l'esperienza e far credere che il mondo fosse immobile. «Le cose sono sempre state così», era il messaggio e l'ammonimento che trasmettevano. Oggi nessuno ci crede più. Le cose cambiano in continuazione e spesso in meglio, per fortuna: cambiano per i bambini, per i grandi, per un Paese, per un popolo. Forse è per questo che da tempo non sento più pronunciare proverbi, relegati in grossi volumi dove uno può andare a studiarseli se vuole. Li ricordano solo le persone
molto anziane, quelle che hanno conosciuto una civiltà contadina cristallizzata e stagnante. Eppure i proverbi bisognerebbe farli conoscerli anche ai bambini, perché li confrontino con i nostri tempi e con la civiltà nuova e solidale che ci sforziamo faticosamente di costruire. Un proverbio come «Chi fa da sé fa per tre» è utile per esortare i piccoli a contare sulle proprie forze, a ottenere il massimo dal proprio impegno personale. Ma poi bisognerà ricordare loro che collaborando con gli altri si può fare molto di più.
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