venerdì 4 febbraio 2005
Cattolici-cavalli: metti loro le briglie e via. Successo in passato, con grosse delusioni. Forse ricapita, a leggere entusiasti peana in pagina. Ieri sull'"Unità", p. es., p. 10, annuncio quasi entusiasta: "Fecondazione, don Verzè apre il fronte dei cattolici". Fronte del "parto: artificiale. Qualche frase qua e là, senza contesto preciso, per dire che "in nome della ricerca si può votare al referendum". Non basta: "si può votare sì". Ovvio che il "sì" sarebbe solo quello per l'uso terapeutico degli embrioni già congelati e destinati alla distruzione, ma dall'"Unità" non si capisce, anzi si tende a far capire il contrario: "sì" su tutti i quesiti. Ciò che sorprende, però, oltre alla distorsione dei concetti, è che da anni "Unità" e compagnia, "Manifesto", "Liberazione", "Repubblica" e altri, coprono don Verzè di accuse e rimostranze e lo accusano di tutto e di più, fino ad appoggiare misure drastiche anche ministeriali contro di lui e contro le sue iniziative. Contrordine! Ora fa comodo, magari frainteso e smozzicato, ed eccolo su 5 colonne. Brutte pagine! I preti e i cattolici non sono cavalli. C'è anche altro, "si parva licet", e non è un caso isolato. Sempre in tema di cavalcate strumentali, ecco su "Liberazione", l'altro ieri, il peana per "don Vitaliano" che si dice "nient'altro che un prete", e va bene, ma che aggiunge di ispirarsi a don Milani e lo cita: "L'obbedienza non è più una virtù"! Ma don Milani parlava di quella militare, e quanto alla vera virtù dell'obbedienza ecclesiale ha insegnato altro: "Noi la Chiesa non la lasceremo mai, perché non possiamo vivere senza i suoi sacramenti e senza il suo insegnamento". No comment.
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