mercoledì 20 luglio 2022
È di questi giorni la polemica perché il soprano Anna Netrebko ha cantato all'Arena di Verona con la faccia dipinta di nero un'Aida come prevedeva la non nuova regia di Zeffirelli. Ma tutte le Aide bianche hanno sempre cantato in blackface per interpretare una principessa etiope, Callas compresa. Chi si dovrebbe offendere? I bianchi? Gli etiopi? Per ritorsione, comunque, il soprano californiano Angel Blu non canterà la Traviata il 22 luglio, sempre all'Arena. Il politicamente corretto riesce a scalare impensabili vette di stupidità. Ad esso e alla cancel culture è dedicato il Manifesto del Libero Pensiero, disinvolto pamphlet di Paola Mastrocola e Luca Ricolfi (La nave di Teseo, pagine 128, euro 10,00). «Anziché provare a cambiare davvero le cose – scrivono – si punta a cambiare le parole, trovando a ogni cosa il nome giusto, come se questa fosse la mossa decisiva e di per sé benemerita. Dopo la messa al bando della parola "negro" (tranquillamente usata da Pavese, Calvino e infiniti altri scrittori, progressisti e non), a favore di "nero", i ciechi diventano ipovedenti, gli spazzini operatori ecologici, gli handicappati diversamente abili, i bidelli collaboratori scolastici, le donne di servizio collaboratrici familiari, i becchini operatori cimiteriali e così via». La "cultura della cancellazione" pretende di giudicare il passato con la mentalità di oggi e di far scomparire personaggi, opere d'arte, situazioni storiche ritenute offensive per il singolo o per una o più categorie. Si abbattono monumenti, si ostracizzano autori, non si eseguono musiche: «Cristoforo Colombo, Churchill, Lincoln, Roosevelt, Washington, Jefferson, in Italia Montanelli: tutti abbattuti, deturpati o rimossi dalla furia iconoclasta». «L'era della parola imprigionata – scrivono ancora – è anche la Caporetto dell'ironia e di tutte le forma espressive simbolico-satiriche (favola compresa). Oggi siamo schiacciati al pianterreno della comunicazione. Altri piani non sono previsti. Così non è previsto altro piano temporale se non il presente. Cancellato il passato non resta che l'attimo di un tweet o di un selfie». Mastrocola e Ricolfi non enunciano teorie, argomentano con l'eloquenza degli esempi. E concludono con un Manifesto dei LiberoParolisti in 26 punti. Eccone alcuni: «3. Chi la pensa diversamente non è il cattivo, è solo uno che ha altre idee». «4. Le idee non condivise si combattono con altre idee, non con la repressione e la censura». «5. Non riconosciamo a nessuno il diritto di ergersi a legislatore del linguaggio, imponendo a tutti gli altri come chiamare le cose e le persone». «14. Il passato si studia, innanzitutto. E si studia per quel che è stato. Semmai si reinterpreta alla luce del presente, ma non si cambia. Meno che mai si cancella». «15. L'arte è completamente libera nello spazio, ma anche nel tempo. Nessuna opera, del presente o del passato, può essere ritirata, distrutta, sfregiata o censurata per il suo contenuto. Tantomeno per la vita privata del suo autore».
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