sabato 13 giugno 2015
Tra «coraggio» e «calma», cominciando da quest'ultima. Concita De Gregorio ("Repubblica", 10/6, mezza p. 29): «Poi un giorno con moltissima calma dovremmo farci la domanda cruciale: qual è esattamente il problema del mondo cattolico rispetto all'omosessualità? Perché non riescono a restare tranquilli». Tentativo di risposta, con «calma». Va detto, perché ieri ("Foglio", p. 1) le ha già risposto pesantemente Andrea Marcenaro dicendole giustamente, ma senza molta «calma», che la domanda è come mai una «signorissima» come lei non ammetta che anche chi è cattolico ha diritto di pensare con la sua testa, e dovendo partecipare alla formazione o al giudizio su una legge ha diritto di interrogare la sua – di lui, non della «signorissima»! – coscienza. Risulta infatti che per il fatto stesso che in Italia qualcuno si permette di essere «cattolico», allora chi la pensa come la «signorissima» dice non solo che non condivide le sue idee, ma che non capisce come mai si permetta di averle, queste idee sue! Qui il "busillis". Domandina: un cattolico che come tale tiene conto anche della propria fede ha o no il diritto di essere cittadino alla pari, pur disposto a essere e riconoscersi minoranza quando la democrazia che conta i voti lo dichiarasse tale? Dunque, in conreto, pur con «calma» dovremmo capire, noi, qual è «il problema» di chi la pensa come la «signorissima». E in questo può aiutarci, forse, vedere che arriva in edicola la solita rivista di "lumi", a volte "micro" per contenuti e spesso "mega" per sordità intellettuale, a offrire la soluzione di tutti i problemi, e non solo quello del matrimonio gay: totale «esilio di Dio» da questa società moderna e "illuminata". Poi se la prende col fatto che anche quaggiù insistendo nel credere in Dio, pochi o tanti che siano, non vadano già ora e per sempre in esilio! Micro-coraggio.
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