martedì 5 novembre 2013
In pagina, cadute e altezze. "Repubblica" (3/11) intera p. 34: «C'era una volta l'anima immortale. Adesso a essere immortale è il profilo Facebook». Firma di antropologo "sapiente", Marino Niola, e sommario ridanciano: «L'aldilà è online nei secoli dei secoli». Leggerezze? Forse solo vacuità. E già! L'anima, l'aldilà e i sapienti. Torna in mente nientemeno Immanuel Kant ("Critica della ragion pratica", Rizzoli, Milano, 1992, p. 405) che afferma con forza razionale «il presupposto di una sopravvivenza infinita (…) che si chiama immortalità dell'anima». «C'era una volta»? Forse c'è ancora. E così, sempre "Repubblica", il giorno prima (p. 45 intera: «Una preghiera americana») Antonio Monda su "A Prayer Journal" della grande Flannery O'Connor che «interloquisce con Dio su Proust e Kafka…(con) stile sincero fino al dolore, rasserenato dalla promessa della redenzione», afferma che «un cattolico non può essere che un artista», ricorda che «tutti i suoi personaggi sono figli di Dio (…) hanno tutti un'anima» e scrive sorridendo che «solo Dio è ateo» perché non ha un Dio da amare e invocare, e che «il diavolo è il più grande credente, e ha le sue ragioni»… Già: l'anima e Dio. C'erano una volta. Diavolo! Ci sono ancora. Diavolo? Anche il diavolo? Eh già! Sul Foglio Mario Sechi si meraviglia (2/11, p. 5 intera: «Il Diavolo sia con noi») che papa Francesco, il «nuovo», l'«inedito», il «rivoluzionario», ne parli ancora e spesso. E già: Dio in Gesù Cristo, l'anima, l'immortalità, la libertà delle creature, e quindi anche «il Diavolo»: ci sono ancora. C'era una volta, e purtroppo c'è ancora la faciloneria esibizionista che si dice moderna. Ieri in tante pagine l'annuncio: Checco Zalone e Fabio Volo sulla cresta dell'onda! Chi s'accontenta…
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