giovedì 19 giugno 2008
Bisogna esser bravi, e fortunati, per far fuori in un colpo solo due avversari come Francia e Romania. Ci siamo meritati l'alleanza involontaria dell'Olanda (che se avesse avuto temperamento latino si sarebbe fatta battere per punire gli italici "biscottieri") perché abbiamo badato ai fatti nostri, determinati a sconfiggere la Grande Armata dei Bleus, decimata dalla jella, senza aspettare la misericordia di Van Basten. Donadoni, che si voleva debilitato dagli incubi lippeschi, ha fornito ai media e al popolo la prima vera lezione di maturità, proponendo una squadra attenta e aggressiva insieme, come si fa quando i reparti vengono indotti a lavorare secondo ragione.
Sarà banale, ma la difesa ha badato a coprire con la sicurezza di chi sa di avere alle spalle, mal che vada, un superlativo Buffon: chi si aspettava le incursioni di Panucci e Grosso, attaccanti della disperazione, è rimasto sorpreso dalla ritrovata coerenza della Muraglia azzurra: il nostro "francese" e Zambrotta hanno semplicemente recitato a turno il ruolo di esterni finché Grosso - il migliore degli azzurri con Buffon - s'è aggiudicato un bel palo. Sarà banale, ma il centrocampo ha fatto il suo dovere istituzionale: umile servitore della difesa con la rabbia di Gattuso, l'umiltà di Perrotta e la luce di Pirlo, ha poi potuto godere della razionale potenza di De Rossi (che errore, caro ct, fargli saltare l'Olanda) che ha giocato da stopper e da propulsore offensivo sino a trovare il gol della "liberazione". Da quel momento, abbiamo reso grazie agli olandesi che adesso sogniamo di incrociare ancora in semifinale.
Sarà banale, ma Toni sta facendo il suo mestiere anche senza gol, portandosi appresso gli avversari, come si usava un tempo, fino a far perdere la ragione al povero Abidal che ha racchiuso in sé tutta la sfortuna e la debolezza della Francia. Ma il capolavoro di Donadoni è stato Cassano, la cui fantasia è stata assoggettata a una forte disciplina tattica e comportamentale che l'ha reso utile alla squadra e non a se stesso, come spesso capita coi geni del pallone. Quando nella scelta a furor di popolo il ct ha fatto giocare Del Piero, quella era la Nazionale di Alex, della suora e del passerotto e plin plin; Cassano, invece, ha portato il dippiù del gregario all'Italia mondiale.
L'Antonio, indottrinato a dovere, ora può - cassanate del destino a parte - anche essere «liberato» al gol, che è il suo mestiere: in Spagna s'è fatto deridere, domenica ha l'occasione per dimostrare ai detrattori che l'Italia non è solo prudenza istituzionale (catenaccio, secondo gli spagnoli che non sanno quel che dicono) ma anche inventiva, brio, audacia, spettacolo. Con juicio. Non mi fa paura la Spagna di Villa, Torres, Silva, Xabi Alonso e Fabregas ma l'idea che Aragones abbia scoperto che «all'italiana» si vince, ci si diverte e si lascia un segno nella storia.
La loro dice che hanno vinto un Europeo nel '64, poi nada de nada. Non stupiamoci dunque se, per non fare la figuraccia di sempre dopo avere incantato le folle al primo esame, la Bella Rossa riproporrà contro di noi il contropiede alla "spagnola" esibito con Russia e Svezia. «Che non ci rubino l'idea», come diceva Pesaola. A proposito di tattiche, complimenti aggiuntivi a Donadoni per come ha risposto ai fans di Lippi e agli increduli come me: ci ha presi in contropiede e battuti. A me sta bene, caro Prof. Basta che l'Italia vada...
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