sabato 2 gennaio 2016
Trecentosettantanove giorni. Le 330 famiglie di Piquiá de Baixo, sobborgo di Açailandia, nel Carajás brasiliano, li hanno contati uno ad uno, nell'attesa di una risposta del governo regionale del Maranhão. Quest'ultimo, alla fine di dicembre 2014, si era impegnato a concedere un nuovo terreno alla comunità, devastata dall'inquinamento siderurgico degli impianti della multinazionale Vale, attivi dal 1985. Secondo studi indipendenti, tra il 50 e il 60% dei residenti soffre di asma, bronchiti, cefalee. Da anni, gli abitanti sono impegnati in una strenua lotta per il trasferimento collettivo in un'area non contaminata. Con l'aiuto di architetti e sociologi, la gente ha immaginato e progettato il proprio nuovo quartiere. Per realizzarlo, però, erano necessari fondi e nessuno degli operai, molti rimasti senza lavoro, ne aveva. Alla fine, un anno e 14 giorni fa, la commissione tecnica dell'esecutivo aveva accettato di finanziare l'opera. Mancava, però, l'approvazione politica. «Le promesse di approvazione si sono ripetute per mesi, ma questa semente piantata con tanto sudore dalla comunità sembrava non voler germinare», racconta padre Dario Bossi, missionario comboniano in prima linea con la comunità. Poi, giovedì, a poche ore dalla chiusura dell'anno, il via libera. «Un'ottima notizia», dice padre Dario. Che la comunità celebrerà la prossima settimana con una giornata di preghiera. «Perché – “come dicono gli abitanti”, conclude il comboniano – la nostra agonia è la nostra vittoria. Nella lotta persistente, nella tenacia di chi non abbassa la testa, già si trova un frammento di vittoria».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI