Bpm e Bper a nozze, ma c'è l'incognita Carige
sabato 31 ottobre 2015
La Borsa ci crede. Nell'ultimo anno il titolo della Banca Popolare di Milano (Bpm) ha messo a segno un rialzo di quasi il 43% e quello della Banca Popolare dell'Emilia Romagna (Bper) ha registrato un robusto, seppur meno eclatante, più 25%. La Borsa, insomma, scommette che le due grandi banche popolari nel cuore dell'Italia più produttiva e risparmiatrice siano destinate a convolare a nozze. Complice anche il decreto del governo che, seppur in bilico di legittimità costituzionale, impone alle popolari di trasformarsi in società per azioni.«Come in tutti i rapporti ci sono momenti di intensità e pause di riflessione. Siamo in una fase di transizione». L'Ad di Bper Alessandro Vandelli, ha risposto così in merito all'ipotesi di fusione con Bpm. «Arrivare insieme ad un percorso di aggregazione e trasformazione in Spa sarebbe l'ideale, ma ci sono tanti tasselli di un puzzle da mettere insieme». E Giuseppe Castagna, Ad di Bpm, pur non sbilanciandosi sul nome, ha affermato «faremo una fusione a due al 90%».Tutto pronto quindi per il matrimonio? Niente affatto, perché c'è il terzo incomodo. Si chiama Banca Carige, anch'essa quotata: nell'ultimo anno ha perso in Borsa circa il 30% del suo valore salvo recuperare il 13% nell'ultimo mese, proprio sull'onda di indiscrezioni che la vorrebbero sposare Bpm al posto di Bper. Carige è stata letteralmente disastrata dalla precedente gestione di Giovanni Berneschi e così, al termine di un maxi aumento di capitale, è saltato fuori un nuovo azionista pesante, l'imprenditore Vittorio Malacalza che, forte del suo 17%, per governare la banca ha stretto un patto con la fondazione, in possesso di una quota ormai residuale.Sulla carta non c'è ombra di dubbio. Quella fra Bpm e Bper è l'unione di due banche sane, operanti su territori contigui e con una reciproca, notevole forza commerciale. È probabile che il matrimonio comporterebbe qualche sovrapposizione e la chiusura di qualche sportello, ma alla lunga la logica industriale della fusione sarebbe vincente. E Carige che c'entra? C'entra eccome perché l'Ad della banca ligure è Piero Luigi Montani, che guarda caso ha ricoperto prima la stessa carica in Bpm, da cui è uscito con una liquidazione di 2 milioni di euro.Storie di manager a parte, sarebbe davvero un peccato se la popolare milanese, che ha appena compiuto 150 anni e che è stata risanata con la gestione Castagna, dovesse intervenire in una zona "esterna" come la Liguria. La Banca d'Italia, come si sa, non orchestra più le aggregazioni fra banche esercitando la cosiddetta moral suasion. Le scelte su chi sposa chi spettano solo agli azionisti, sotto la supervisione della Banca Centrale Europea. E c'è da augurarsi siano dettate solo da logiche industriali.
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