Bernstein dal musical alla Bibbia con gli ebraici Chichester Psalms
domenica 11 gennaio 2004
Dici Leonard Bernstein e subito ti vengono alla mente i lavori scritti per il teatro (musical di successo come West Side Story e On the town) o per il cinema (la colonna sonora del film Fronte del porto di Elia Kazan), ma anche le sue vibranti letture delle sinfonie beethoveniane o mahleriane, e ancora l'appassionata insistenza nel riproporre il tanto amato repertorio americano del XX secolo, attraverso le opere di Gershwin e Grofé, Copland e Ives. Come compositore o direttore d'orchestra, pianista o insegnante, Bernstein ha investito ogni attività del suo grande carisma personale sempre alla ricerca di nuove frontiere dalle quali attingere ispirazione. In un recente album (pubblicato da Naxos e distribuito da Ducale), Marin Aslop - allievo del maestro statunitense e suo grande estimatore - ha guidato il Coro e l'Orchestra Sinfonica di Bournemouth alla riscoperta di un ambito generalmente trascurato della parabola creativa di Bernstein, quello della musica sacra, affiancando ad alcune celebri suite orchestrali "profane" (tratte proprio da On the town e Fronte del porto) i Chichester Psalms, opera completata nel 1965 su commissione del decano della cittadina inglese di Chichester. Si tratta di una selezione di testi biblici in lingua ebraica, articolata in tre variopinti movimenti, ricchi di effetti e di colpi di scena: dall'incalzante incedere delle percussioni nel brano d'apertura, passando per l'angelico assolo di voce bianca del secondo pezzo, fino al sontuoso impressionismo sonoro del numero conclusivo. Il tutto pervaso da un sereno e spontaneo sentimento religioso, evocato dall'autore riferendosi non tanto alla tradizione musicale giudaica, quanto al proprio personalissimo universo espressivo e stilistico, traboccante di atmosfere jazzy, ritmi esotici e andamenti di danza che poggiano su un solido impianto tonale e una relativa semplicità armonica. «Un compositore è la somma totale delle sue esperienze d'ascolto», amava d'altronde ripetere lo stesso Bernstein, che era di origine ebraica e che non ha mai nascosto di aver portato nel cuore le forti emozioni provate da ragazzo mentre assisteva alle funzioni presso la sinagoga («spesso piangevo ascoltando il coro, il cantore e l'organo che tuonavano»).
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