sabato 17 novembre 2018
Sbaglia chi pensa che i giovani italiani vogliano e possano affidare il proprio futuro solo a traiettorie individuali, nella splendida solitudine del proprio talento e delle proprie aspirazioni. Non è così: l'associazionismo giovanile nel nostro Paese è una realtà importante e diffusa, in cui numerosi ragazzi riescono a costruire preziosi spicchi di identità collettiva in una società dominata dall'iper-individualismo. Proprio per questo motivo stupisce e preoccupa un episodio politico apparentemente minore, ma che dimostra disattenzione verso questo "patrimonio collettivo" dei giovani italiani. Nell'ambito dell'esame della Legge di Bilancio, è stato presentato presso la Commissione competente della Camera un emendamento di maggioranza che azzera d'imperio il Forum nazionale giovani, sostituendolo con il neonato Consiglio nazionale dei giovani.
Potrebbe sembrare un puro esercizio di "grammatica associativa", capace di appassionare solo qualche cultore della materia. Peccato che il Forum nazionale giovani esista (con alterne fortune) da 15 anni e che sia diventato una bella "palestra" di confronto e contaminazione tra visioni e culture anche molto diverse, essendo l'organismo che riunisce tutte le associazioni giovanili più rilevanti che operano nel nostro Paese, ben 75, rappresentative di 4 milioni di giovani italiani. Da sinistra a destra, dal cattolicesimo al laicismo, dal sindacalismo giovanile a quello datoriale, le associazioni che compongono il Forum oggi coprono probabilmente l'intero spettro valoriale della nostra società. Ma non quello politico, perché per motivi "storici" non risultano essere presenti nel Forum associazioni vicine ai partiti dell'attuale maggioranza di Governo. È forse questo il vulnus, da cui nasce una così discutibile volontà del legislatore?
Difficile dirlo. Più facile pensare che l'Italia non si è mai dotata di strumenti diffusi negli altri Paesi avanzati, come una Legge quadro sulle politiche giovanili per coordinare gli interventi a favore dei nostri ragazzi, o come un sistema di valutazione dell'impatto generazionale delle nuove norme che possa guidare le principali scelte del legislatore in materia di politica economica e fiscale, di lavoro e di welfare. Sarebbe bello che su tutto questo si concentrasse l'attenzione della politica, piuttosto che su una "battaglia" per la rappresentanza che rischia di mortificare l'associazionismo giovanile.
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