Bambini malati: i gesti minimi che la Rete permette e trasmette
mercoledì 25 ottobre 2017

Non c'è bisogno di fare ricerche su Google per sapere che il binomio bambini-ospedale è di quelli più capaci di sollecitare l'invenzione di ogni forma di prossimità ai piccoli malati e ai loro familiari. Anche quando non c'era la Rete, altri più lenti passaparola lanciavano raccolte di oggetti altrimenti inutili, finalizzate a finanziare cure o presidi sanitari per bambini o anche solo ad aiutare uno di loro a completare una qualche collezione mentre combatteva con la malattia. Quando sono le associazioni specializzate a sostenere queste attività, il loro esito è più garantito: solo poche settimane fa, ad esempio, l'Ageop, che nella mia Bologna assiste i bambini malati di tumore e le loro famiglie, ha chiesto e ottenuto dai benefattori, attraverso Facebook, un congruo rifornimento di pezzi nuovi (usati non erano utilizzabili) del più famoso tra i giochi di costruzione per il reparto di oncoematologia pediatrica.
Don Maurizio Patriciello si è inserito in questa corrente avendo a cuore in particolare un bambino di Caivano, Andrea Pio Perrotta, sei anni, che una rarissima patologia sta conducendo pellegrino di vari ospedali (prima in Toscana, poi in Inghilterra) accompagnato dall'intera famiglia. Ai primi appelli “in grande”, volti a sostenere economicamente la famiglia e passati, diversi mesi fa, da giornali e televisioni, se n'è aggiunto nei giorni scorsi uno molto più “in piccolo”, affidato dal sacerdote alle proprie pagine Facebook. Dopo aver postato un breve video nel quale i bambini della parrocchia, finita la messa, rivolgono ad Andrea Pio un lungo applauso, chiede con poche parole un gesto minimo: un like – e possibilmente “un saluto, un abbraccio o un bacione” – che il bambino riceverà grazie alla Rete. Anche questo stile paga: il post ha già ottenuto qualche migliaio di reazioni e commenti (e preghiere), “è un fiume in piena e ogni parola – scrive un utente – sembra una pacca sulla spalla” di Andrea Pio.

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