giovedì 21 gennaio 2016
Martedì papa Francesco (cfr. qui, ieri, p. 20) ricorda la vicenda di Davide, «scartato» prima, poi «Unto del Signore», Davide santo, però anche «adultero e assassino». Cose note, ma sempre provocatorie, persino scandalose. Ricordo personale: quando in Concilio (20/10/65) Paolo VI parlò di «Chiesa insieme santa e peccatrice» fu un putiferio. Davanti a centinaia di studenti del Laterano il Rettore, Antonio Piolanti, fu incredibilmente drastico: «In hoc Papa haereticus, sicut Lutherus». Questione di allora e di oggi: la storia della Chiesa nella sua dimensione umana è stata ed è anche peccati e tradimenti. Presente: l'altro ieri (“Foglio”, pp. 1 e 4) è problema: «Quanto è luterano Francesco». Contorsioni plurime, ma sempre lì con inattesa e corposa appendice altrui: «Il cristianesimo plausibile». Mauro Crippa apparendo in chiaro per quanto implicito dissenso spiega «Perché la misericordia è l'unico programma del Pontificato». Parla di papa Francesco partendo dal libro-conversazione con Andrea Tornielli e dopo lungo ragionamento arriva a concludere che «la Misericordia, cifra del libro è esattamente la cifra del cristianesimo di Francesco nella sua essenza: “Noi siamo esseri sociali. Se tu non sei capace di parlare dei tuoi sbagli con il tuo fratello, stai sicuro che non sei capace di parlarne neppure con Dio e così finisci per confessarti con lo specchio. Il programma semplice del pontificato”». «Programma semplice»? Leggi e rifletti un attimo. Sarà proprio semplice, ma davvero è solo quello di questo “pontificato”? Rileggi testi preziosi – a partire da Gv. 3, Gesù a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio…», o anche Fil. 2 e tanti altri – e con fondamento constati che quel «programma semplice» è lo stesso del Salvatore. Perché sorprendersi? Francesco proprio di Lui è vicario.
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