martedì 8 dicembre 2015
Domenica Papa Francesco sui 50 anni della revoca dello scisma del 1054 tra Chiesa Cattolica e Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Il 7 dicembre 1965, vigilia della fine del Vaticano II, “Camminate nell'Amore” di Paolo VI e “Dio è amore” del Patriarca Atenagora I cancellavano le scomuniche reciproche: fine di una guerra talora detta “santa”. Il tema è carissimo a Francesco: proprio nel giorno inaugurale del suo “servizio petrino” volle esprimerlo con quel saluto iniziale al Patriarca Bartolomeo come “mio fratello Andrea”, recuperando così la vera fraternità di Pietro e Andrea come primo patriarca orientale. 1965-1054: vertiginoso salto indietro di quasi 1000 anni, ma avanti nell'amore in speranza viva e attuale di un traguardo presente. Era stata “guerra”, talora detta “santa”, non certo in senso evangelico. Di recente poi, in visita alla Comunità Luterana di Roma, Francesco ha ritrovato la stessa nota di recupero dell'unità: avanti in speranza! Ecco: oggi si apre l'anno giubilare all'insegna della “Misericordia”, ma capita ancora di sentire venti di una guerra che col Giubileo non c'entra niente e che trovi in pagina in modo irresponsabilmente provocatorio. Ieri sulla “prima” di un quotidiano nazionale questo titolone: “Inizia il Giubileo. Da domani siamo in guerra”. Che dire? C'è chi non sopporta la misericordia di Dio, il Dio rivelato in Gesù Cristo che rischia di contrastare certi interessi terreni, denaro e ideologie che invece di unire separano, e sbandierando anche la difesa della fede in realtà difende privilegi e divisioni che da secoli e ancora oggi consentono l'asservimento degli ultimi. No! Oggi festa dell'Immacolata, quella che col suo Magnificat ha ricordato che il Dio rivelato in Gesù “rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili”, che nel mondo sono gli ultimi.
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