martedì 12 ottobre 2021
Come spiegare l'ostentata voglia di muri? Con l'economia (gli immigrati ci impoveriscono), la politica (con gli slogan sugli stranieri come minaccia si raccattano voti), la psicoanalisi (la paura de diversi)? Come su queste pagine si ripete da anni, i muri sono tutti destinati a cadere: Berlino, il Vallo di Adriano, la Muraglia cinese. Ma pare rasserenino. Stefano Stefanini ("Stampa", 9/10) sceglie l'opzione economica. Per 12 Stati Ue i muri nell'Europa nata per abbatterli «dovrebbero proteggere le nostre floride democrazie dall'arrivo dei poveri del mondo, compresi gli aventi diritto all'asilo politico». Peccato non possa funzionare: «La nozione di barriera anti-migranti si attaglia a confini terrestri, a meno di non volerne erigere lungo spiagge e intorno a isole». Andrea Bonanni ("Repubblica", 9/10) vira sulla politica venata di mai-morta ideologia: «Le destre europee inseguono il sogno trumpiano e sostanzialmente razzista di un muro che preservi l'integrità etnica e culturale di una presunta "Europa cristiana" mettendo in atto la meno cristiana delle pratiche politiche: quella dell'esclusione e dell'egoismo». Questo muro rischia di spaccare l'Europa al suo interno, conclude Bonanni.
Non molto diversa è la posizione di Antonio Tajani, intervistato da Emanuele Lauria ("Repubblica", 10/10): «Ciò di cui abbiamo bisogno è una strategia europea sull'immigrazione: bisogna investire in Africa, avere un ruolo politico in Medio Oriente, avere relazioni con la Turchia». Compie un passo oltre Concita De Gregorio ("Repubblica", 10/10, titolo: «I bambini e i confini»): «Questa idea che si possa fermare la realtà costruendole davanti un muro, se ci pensate, è commovente. È come quando un bambino si tappa le orecchie per non sentire». Questa per De Gregorio è la vicenda dei 12 Paesi che chiedono soldi per "tapparsi le orecchie" ed erigere muri: «Un mondo bambino privo di adulti capaci di distinguere il dolore dalla paura, incapaci di porre rimedio alla ferita che sanguina. Non una benda, non un disinfettante, non un abbraccio. Piuttosto: le mani sulle orecchie, un muro». Dimenticando Lucio Battisti: come può uno scoglio...
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