giovedì 30 marzo 2017
Fede, libertà e ragione: quale rapporto? Talora penseresti a un contrasto. Così quando – capitato anche ieri su queste pagine – si rievoca il sacrificio di Isacco (Gen. 22). Prova di fede da parte di Abramo, ma contro ragione? Sì, a prima vista: lui poteva pensare che il “dio” dei suoi padri, come tutte le divinità dei dintorni, chiedesse per sé le primizie, e la primizia più primizia di tutte per lui era Isacco... Ovvia per l'Abramo di allora l'obbedienza! Ecco il racconto drammatico: verso il monte, il coltello, la legna e il fuoco... Il ragazzo che gli sgambetta accanto chiede al padre dove sia la vittima, e la risposta drammatica è che essa di sicuro c'è. Finito? No! Comincia allora la novità assoluta di questo dio che è davvero il suo Dio: Lui non vuole il sacrificio dei figli, e non lo vorrà più per sempre. Come canta Agostino, è Lui che farà per noi quello che in verità non ha chiesto ad Abramo, offrendo il Figlio suo sul legno e sul monte... La ragione d'accordo con la fede: anche se tanti, troppi pensano il contrario. Non sanno che la fede cattolica afferma come verità anche di fede che la ragione ha la capacità di conoscere la vera realtà. E la libertà? Per caso proprio ieri sul “Foglio” (p. IV) leggo la bella presentazione del volume di Robert Cheaib, “Oltre la morte di Dio” (Ed. San Paolo) a firma Claudia Gualdana. Eccone una frase: «Potremmo spingerci a scrivere che credere è l'ultimo atto di libertinaggio filosofico, e speriamo che i cristiani non prendano a male una definizione tanto oltraggiosa». Oltraggiosa? Leggi «libertà» al posto di «libertinaggio» e sei d'accordo: perfettamente. Per la fede cristiana e cattolica l'armonia di fede e ragione è postulato essenziale: con buona pace di tanti che ancora spacciano il motto «Credo quia absurdum» come espressione di fede cristiana. Un falso!
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