giovedì 14 novembre 2013
Leggi "Borromeo" e pensi a San Carlo, o Federigo. No! Ieri "Beatrice", con l'accetta e alla cieca ("Il Fatto", p. 2): «Pulizia in Vaticano: 'ndrangheta nervosa, pericolo per il Papa». Con l'aiuto non si capisce quanto travisato di un magistrato si dà per scontato che – testuale – «il cattolicesimo ha consolidato nei secoli la più improbabile delle alleanze, quella coi mafiosi, affezionati frequentatori di parrocchie e confessionali». In quel contesto, e vista la perentorietà della tesi che fa un tutt'uno dei "secoli" non si capisce l'«improbabile», ma non basta. Trovi citato il magistrato stesso: "«'Ndrangheta e Chiesa camminano per mano»! Un po' forte, vero? Forse troppo, se si guarda alla realtà vera, ma con generosa concessione, sebbene dopo "secoli": «Però le cose stanno cambiando, giura il pm… Questo Papa è sulla strada giusta». Malpelo di questo è sicuro, ma il seguito del testo riprende la strada di prima: accuse generiche e racconti pescati con voluta lente di ingrandimento deformante che si inseguono come perle di una falsa collana colma di ironie e scandalo di chi la sa lunga, al solo scopo di descrivere "secoli" di connivenza e pochi giorni – questi! – di allarme mirato alla figura del Papa. Il peggio in certe pagine sempre di moda. E anche in tv: finito il turno lunghissimo delle "Storie" di Augias – 99% antichiesa e una pillola di credenti, spesso cortesemente cedevoli – ora musica meno raffinata, e persino più mirata. L'altro giorno due signore per bene scandalizzate: che vergogna! In questa povera Italia arretrata e oscurantista religione e Chiesa hanno ancora la fiducia della "maggioranza"! Pagine – carta o tv fa lo stesso – con la delicatezza della ghigliottina su presente e passato. Dicono di guardare al futuro, ma alla cieca non si aprono strade: solo voragini, anche professionali.
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