mercoledì 13 aprile 2022
Leonardo Chiruzzi si è messo a disposizione subito: ha un'azienda di autotrasporti a Bernalda (Matera) ed ha mandato un suo pullman in Romania a prendere mamme e bambini, che poi verranno ospitati in Puglia. E così Francesco Ottoboni, che da Alessandria è partito con dei furgoncini per recuperare altre vite. Guardo e riguardo la foto che Antonella Manuli, vignaiola in Maremma, m'ha inviato sul cellulare. C'è lei accanto a due giovani ragazze con tre bambini, uguali a quelli che puoi incontrare ai giardini, che reggono una bandiera gialla e blu. Sono arrivati dall'Ucraina e ora sono nel suo B&B a Montemerano: le giovani madri sorridono, i bambini sono spaesati. Antonella ancora oggi sarà a Vinitaly, la fiera internazionale del vino che si tiene a Verona, ma pensarla come una che nell'orizzonte del suo lavoro mette il bisogno del mondo mi commuove, perché mai come ora si vive la provocazione di sentire fratelli coloro che ingiustamente sono stati coinvolti dentro a una guerra. Maurizio Danese e Giovanni Mantovani, rispettivamente presidente e direttore generale di Veronafiere, hanno annunciato che il ricavato di tutte le masterclass di Vinitaly andrà per i medesimi scopi di accoglienza. E se è vero che a Kiev hanno riaperto i bar e i parrucchieri, qui il vino crea relazione per affermare la bellezza italiana, claim scelto da Veronafiere per lanciare questo meeting della ripartenza fra produttori, operatori e consumatori. Fra i padiglioni della fiera incontri persone semplici, come Barbara e Alberto, che producono Lambrusco a Sorbara e mi fanno leggere una lettera della loro figlia più piccola, 13 anni, che li ringrazia, in questo momento difficile, per essere stati capaci di creare un Noi «fatto di amore e amicizia». È il medesimo Noi di Leo, di Francesco e di Antonella e che forse potranno percepire anche quei bambini con la bandiera, affinché la loro vita possa riprendere con la fiducia che il prossimo non è solo inimicizia e violenza. Queste immagini mi porto a casa dopo 4 giorni a Verona, pensando che dietro a un bicchiere di vino – chi l'avrebbe detto – ci sono tanti Noi che costruiscono cattedrali umane. Del resto quello che stiamo vivendo con apprensione in queste ore, è proprio la parabola di nostro Signore e la sua passione, da cui è scaturita una civiltà che ha continuamente costruito luoghi di pace, anzi dei NOI, nonostante le distruzioni che sempre hanno puntellato la storia. Lo sintetizza pure l'etichetta di un Fiano di Avellino che l'enologo Luigi Moio ha voluto battezzare Exultet, come il canto della notte pasquale.
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