“Solo”, la 'ndrangheta raccontata dall'interno
venerdì 11 novembre 2016
Partenza adrenalinica: sgarri, sparatorie, inseguimenti, morti, feriti, valigette di soldi.... Tutto secondo copione. Poi la quiete dopo la tempesta per scoprire chi sono e cosa fanno i nostri protagonisti, relazioni amorose comprese, anzi: soprattutto quest'ultime serviranno a tener su l'altra metà della storia, magari con il solito triangolo. Niente di nuovo quindi sotto il cielo di Solo, la nuova fiction in quattro puntate il mercoledì sera su Canale 5, prodotta da Taodue con la regia di Michele Alhaique, il soggetto di Pietro Valsecchi e la sceneggiatura di Mizio Curcio e Andrea Nobile. Niente di nuovo, però, a livello di vicenda. Mentre cambiano i modi del racconto. Ma andiamo con ordine. Solo narra la storia di Marco, un agente sotto copertura infiltrato nella potente famiglia calabrese malavitosa dei Corona, che controlla il porto di Gioia Tauro. Marco, il cui nome in codice è Solo, finirà così in una spirale di violenza senza ritorno che metterà a rischio non solo la sua vita ma anche i suoi sentimenti e la sua etica. Le scelte che farà ogni giorno per non far scoprire la sua vera identità, compresa la partecipazione a orribili omicidi, lo condurranno in una zona d'ombra tra bene e male, tra Stato e criminalità, fino a costringerlo a scegliere tra la donna che ama e un nuovo legame a cui non può sottrarsi per il bene della missione. Il fatto che Marco sia interpretato dall'omonimo Marco Bocci (che se la cava bene, va detto) conferma il prototipo del poliziotto bello e impossibile. Anche l'essere sotto copertura non è certo un inedito per il genere poliziesco. Dicevamo però che le novità sono altre, a partire dal ribaltamento dell'ottica. Spesso e volentieri in queste fiction le cose sono viste dalla parte della Polizia (della legge). Qui invece sono viste dal versante della 'ndrangheta (della delinquenza). Non certo per giustificarla, ma per tentare di capirne i meccanismi. Non è un caso che ad interpretare il perfido Bruno Corona sia stato chiamato Peppino Mazzotta, l'attore che impersona l'affidabile ispettore Fazio, quello che annota i pizzini per il commissario Montalbano. In questo caso è solo un'anima nera capace di atti immondi. Anche lui fa dunque parte del ribaltamento di prospettiva per questa 'ndrangheta raccontata dall'interno, con piglio più cinematografico che televisivo e che per ora si lascia vedere.
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