“Minority report”, serie a tutto ritmo
venerdì 29 luglio 2016
Dal romanzo al film, dal film alla serie televisiva. Minority report è passato dalle pagine di Philip K. Dicke alla pellicola di Steven Spielberg e ora è arrivato in tv con la firma dello stesso Spielberg e di Max Borenstein il mercoledì in prima serata su Fox (canale 112 di Sky). La serie è ambientata a Washington nel 2065, un decennio dopo gli eventi narrati nel film e quindi dopo la chiusura dell'Unità precrimine, un'agenzia fondata sui precogs: tre fratelli in grado di prevedere gli omicidi prima che vengano commessi. Dash (Stark Sands), uno dei precogs, la cui capacità precognitiva è condivisa con il fratello gemello Arthur e la sorella Agatha, decide di collaborare con la polizia e in particolare con la detective Lara Vega (Meagan Good) per dare un senso alle sue visioni frammentarie e cercare di salvare coloro che stanno per essere uccisi. Nel primo episodio si riassume la storia a partire dal 2040 quando i fratelli precognitivi scoprono il loro «dono» di «vedere un omicidio nel raggio di centocinquanta chilometri». Poi si salta al 2065 spiegando che nell'ultimo decennio i tre sono stati nascosti, «ma non potevano nascondersi per sempre». Eccoli quindi di nuovo in scena, pur cercando di mantenere l'anonimato. La tecnologia intanto si è evoluta. Le moto non corrono più sulle strade, ma volano come piccole astronavi. Per scovare gli assassini si invocano «lenti e visione termica». Per capire le affinità c'è l'«analizzatore microbiologico». Tutto è touch. La poliziotta agisce e si muove come in un videogioco. Ritmo, tensione, effetti speciali e musica, con qualche tono ironico e mezze battute stemperanti, caratterizzano gli episodi finora trasmessi. E ne fanno anche la differenza con serie dal contenuto simile come Person of interest, thriller tecnologico in cui in modo analogo si sventano crimini prima che accadono, anche se in questo caso la precognizione avviene tramite una «Macchina» e non direttamente attraverso supercapacità umane. Il rischio del Minority report versione tv potrebbe essere la ripetitività degli episodi a lungo andare, che tra l'altro iniziano tutti con il riassunto dell'episodio precedente e la spiegazione di chi sono i tre fratelli. Per ora gli autori se la sono cavata puntando a volte più sull'azione (primo episodio), altre volte più sulla psicologia dei personaggi (terzo episodio).
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