giovedì 17 novembre 2016
Leggo che “Il Sole” è in crisi, e dispiace anche a me: il suo “Domenicale” è ogni volta prezioso, pro o contro, quasi – se posso dirlo – come la nostra “Agorà”. Domenica (13/11) tutta p. 25 ricorda Umberto Veronesi ed è pro eutanasia libera, e basta. Da noi chi non riesce a convincere quelli che “fanno le leggi” dà la colpa a Chiesa e cattolici. Lettura utile, ma non preziosa. Questa è invece p. 37 con tre contributi di peso. Una riflessione su «Esprimere il meglio di noi» con l'«Esempio», poi «Un Servita con tre vite», che ricorda il grande Davide Maria Turoldo, uomo, prete, poeta, resistente a tutte le minacce alla vera libertà anche all'interno della Chiesa fatta di uomini. Vi leggo una famosa e sempre bellissima citazione di Margherita Yourcenar: «Avere ragione troppo presto equivale ad avere torto». Capita ai profeti, che prima pagano il loro anticipo e poi – spesso post mortem, purtroppo – sono riconosciuti tali. Da ultimo, sempre lì, «Le confessioni di Ratzinger», sul libro «Ultime conversazioni» di Benedetto XVI. Due firme ecclesiastiche, Nunzio Galantino e Gianfranco Ravasi, e una laica, Giovanni Santambrogio in perfetta compagnia. Ho conosciuto e amato padre Turoldo, qualche volta confidente in momenti duri, e talora l'ho chiamato a Roma per parlare di Dio e dell'uomo in Gesù Cristo, cosa che sapeva fare in prosa e in poesia, anche pregando. Ci sarebbe tanto da dire, ma mi fermo sul fatto che Santambrogio evidenzia le convergenze tra Benedetto e papa Francesco al di là degli stereotipi di chi, se un Papa non risponde a tutto come lui vuole, gli nega credito e fiducia. E nel libro una pagina mi colpisce: quella in cui Benedetto dice tranquillo che nessuno lo informò del «negazionismo del vescovo Williamson», tra 2008 e 2009. Chi ha visto in quei fatti l'inizio della fine del suo pontificato o è disinformato, o sapendolo imbroglia. Viva comunque il “Domenicale”!
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