sabato 13 marzo 2010
«Segni dei tempi»: tanti anni fa mi capitò di pensarci a lungo per la voce del "Dizionario di teologia morale" (ed. San Paolo). L'espressione del Vangelo è ripresa dai Papi e dal Concilio: possono essere buoni e cattivi, ma tutti hanno una lezione, nel senso che leggerli insegna qualcosa. Discorso attuale. Su "Europa" (6/3, p. 1) fa pensare un saggio articolo del collega Valli, «La lezione dello scandalo tedesco», e qui su "Avvenire" (10/3, p. 29: «L'eredità della primavera») trovo una pagina intera su un libro che rievoca, dalla grande fucina cristiana e cattolica che è stata ed è Firenze, e tutti insieme, l'avventura molteplice di «Don Milani e La Pira, Turoldo, Balducci, Barsotti, Dalla Costa, Bensi», anche con riferimento all'oggi in due contributi del cardinale Piovanelli e dell'attuale arcivescovo Betori. Ecco un modo che mi pare giusto di «leggere» il presente e i suoi «segni dei tempi» anche alla luce del passato, con il coraggio di esprimere anche la dialettica che talora lo ha reso doloroso " penso a Milani, Balducci e Turoldo " ma non contraddice, anzi arricchisce la realtà positiva di un'esperienza tutta evangelica in cui si unificano le diversità. Ecco perché oggi spiace leggere, anche con firme cattoliche, che se Benedetto XVI mercoledì ha ricordato che «la lezione» del Concilio non è rottura, ma traduzione del grande "deposito", fede e vita di venti secoli, viene definito con disprezzo negatore del Concilio stesso, ed ecco perché anche la lezione dello «scandalo tedesco» deve trovare tutti impegnati a leggere i «segni di questo tempo» per camminare avanti, ma insieme.
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