Come Montecristo
Che cos’era vero, dunque, e che cos’era falso in quello che il signor Kenobi
Che cos’era vero, dunque, e che cos’era falso in quello che il signor Kenobi mi aveva raccontato di sé? Cognome e nome corrispondevano alla realtà, così come la sua professione ufficiale. La prima discrepanza riguardava il luogo di nascita. Il signor Kenobi non aveva mai detto di essere nato in Giappone, ma le informazioni sulla sua famiglia lo lasciavano presupporre. Nei documenti verificati dalla Polizia postale figurava, al contrario, un atto rilasciato dall’Ospedale di Pordenone. Per un intreccio che neppure l’ispettore era riuscito a districare, il padre di Rikyu lavorava nella base militare di Aviano, e proprio con il compito di traduttore. La madre era statunitense e anche questo giustificava, almeno in parte, la disinvoltura del signor Kenobi in materia di lingue.
Giapponese e inglese parlati in casa, l’italiano nella quotidianità, più qualche altro idioma al quale era stato iniziato dal padre. Meno semplice era risalire alla sua cittadinanza. Gli inquirenti avevano convenuto tra loro che lo Stato italiano fosse autorizzato a occuparsi del caso, avvalendosi di tutte le risorse messe a disposizioni dal diritto internazionale. Il mio amico (ormai non esitavo più a servirmi di questa parola) era una specie di conte di Montecristo. Meno vendicativo, però. Molto più spiritoso.
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