«Io, prete miracolato da san Frassati, senza permesso per tornare negli Usa»

di Agnese Palmucci, Roma
Parla padre Juan Manuel Gutierrez: messicano, bloccato a Roma da settembre, quando partecipò alla canonizzazione del santo torinese: non può tornare negli States perché non gli è stato rilasciato il permesso umanitario
December 11, 2025
«Io, prete miracolato da san Frassati, senza permesso per tornare negli Usa»
Padre Juan Manuel Gutièrrez incontra papa Leone XIV, 10 settembre 2025 - (VaticanMedia)
Non basta aver vissuto negli Stati Uniti per vent’anni. Non basta più oggi, se non hai i documenti in regola e provi ad uscire dal Paese per partecipare alla Messa di canonizzazione del santo grazie alla cui intercessione hai ricevuto un miracolo, Pier Giorgio Frassati. Rischi di non poter più tornare a casa tua, come sta accadendo a padre Juan Manuel Gutierrez, bloccato a Roma da inizio settembre. «Quando ho deciso di partire per partecipare alla celebrazione in piazza San Pietro con papa Leone XIV, sapevo che non mi avrebbero lasciato rientrare senza il permesso umanitario, che non avevo ancora ottenuto», racconta il sacerdote messicano di 39 anni, ordinato nel 2022, guarito da una lesione al tendine d’Achille grazie all’intercessione del santo torinese, quando questi era ancora beato. «Ma parlando con l’arcivescovo di Los Angeles, José Horacio Gómez, ho capito che non potevo mancare».
Com’è arrivato negli Stati Uniti?
Sono nato a Texcoco, in Messico, e sono cresciuto lì con mia madre, due sorelle e un fratello. I miei genitori si sono separati quando ero bambino, e mio padre si è trasferito negli Stati Uniti. Sin da piccolo ho conosciuto la fede cattolica, ma a 14 anni non credevo più che Dio esistesse. Quando avevo 17 anni mia madre si è ammalata di cancro e così ho iniziato a cercare lavoro per pagarle le cure. Dopo poco ho capito che i soldi che riuscivo a recuperare in Messico non bastavano e ho deciso di partire per gli Usa, rendendomi conto un po’ alla volta che sarei entrato da clandestino. Dopo un viaggio terribile, in cui ho visto cose molto tristi, sono riuscito a raggiungere mio padre ad Omaha, in Nebraska e ho trovato un lavoro, ma circa un anno dopo mia madre è morta.
Da ragazzo non credente a sacerdote. Com’è successo?
Dopo la morte di mamma ho deciso di restare negli Usa. Avevo 20 anni, era un momento complicato, e così, non so ancora dire com’è accaduto, mi sono ritrovato a partecipare a un ritiro organizzato dalla parrocchia. Da lì ho intrapreso un lungo percorso di ricerca, e ho iniziato a pregare Dio perché mi aiutasse a farmi una famiglia. Mentre riflettevo su queste cose, nel tempo, ho iniziato a capire che forse mi chiamava al sacerdozio. Dopo un paio di anni di discernimento ho deciso di entrare in seminario.
Inizialmente ha pensato di tornare in Messico perché negli Usa era ancora clandestino...
Prima di partire mi sono confessato, perché in quei viaggi non sai mai se arriverai vivo, e parlando con il sacerdote gli ho detto che sarei tornato in Messico perché non avevo i documenti in regola. Uscendo dal confessionale, però, mi ha rivelato che era il direttore spirituale del seminario lì ad Omaha, e che non c’era bisogno di spostarmi dagli Usa per diventare sacerdote, perché c’erano delle procedure per regolarizzare la mia situazione. Fatto sta che ho girato cinque diocesi diverse, ma nessuno è riuscito ad aiutarmi. Un attimo prima di perdere le speranze, poi, ho conosciuto l’arcivescovo di Los Angeles, Gómez, molto sensibile alla questione, che mi ha accolto. L’arcidiocesi mi ha pagato anche gli studi, molto più costosi per gli immigrati. È stato in quegli anni che ho conosciuto Pier Giorgio Frassati, guardando su YouTube alcuni video sulla sua vita. Un’amicizia nata per caso che ha finito per salvarmi.
Com’è avvenuto il miracolo, poi attribuito all’intercessione del beato Frassati?
Nel 2017 mi sono lesionato il tendine d’Achille giocando a basket in seminario. Per rimediare c’era bisogno di un intervento chirurgico, ma per un clandestino il costo di un intervento è altissimo e io non potevo permettermelo. Lo avrebbe pagato per me l’arcidiocesi ma mi sentivo profondamente in colpa. Mentre pregavo ho chiesto aiuto al Signore e ho deciso di vivere una novena di preghiera chiedendo l’intercessione di Frassati, senza sapere neppure che la Chiesa fosse in attesa di un altro miracolo per la sua canonizzazione. Un giorno ero inginocchiato in cappella e improvvisamente ho sentito un calore nella zona dei piedi. All’inizio ho pensato che una delle prese elettriche nel muro avesse preso fuoco, poi ho capito che il calore proveniva dal tallone, dalla zona in cui mi ero strappato. Non credevo che il Signore mi stesse guarendo, perché non pensavo di avere abbastanza fede per un miracolo. Ero profondamente commosso. Poi mi sono alzato e ho lasciato la cappella senza tutori e senza più sentire dolore. Il mio medico non poteva crederci, non aveva spiegazioni per la mia guarigione. Inizialmente non volevo dirlo a nessuno, perché pensavo fosse roba di poco conto. Poi mi hanno spinto a farlo, sono iniziate le verifiche da parte della Santa Sede fino a quando papa Francesco, nel 2024, ha confermato il miracolo.
Poi a settembre la canonizzazione a Roma, e adesso la sua vita in “esilio” forzato…
Quel 7 settembre, sul sagrato di San Pietro, c’era tanta pace e serenità nel mio cuore. Ho provato anche tanta gratitudine, perché grazie a Pier Giorgio, a Roma ho potuto rivedere anche le mie due sorelle che non vedevo da 19 anni. Adesso sono qui, perché a causa delle politiche migratorie di Trump non posso rientrare a casa, negli Stati Uniti, dove è tutta la mia vita. Nel Paese la situazione è precipitata, ci sono persone migranti che hanno paura di andare al supermercato, a scuola, in chiesa. Se solo questa gente conoscesse il dolore e la sofferenza di chi è costretto a lasciare la propria casa per cercare una vita migliore... Spero che il Papa possa aiutarci.

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