La Sacra Famiglia "deportata": negli Usa fa discutere il presepe pro-migranti
di Agnese Palmucci, Roma
Nella Natività della parrocchia di Santa Susanna un cartello contro la polizia di frontiera al posto di Gesù, Giuseppe e Maria. L'arcidiocesi di Boston avrebbe richiesto la rimozione, ma il parroco afferma di non aver ricevuto alcuna richiesta ufficiale

Nel 2018 il Gesù bambino nel presepe era chiuso in una gabbia, per denunciare le operazioni anti immigrazione portate avanti dall’amministrazione Trump lungo la frontiera statunitense. L’anno precedente sul muro dietro la Sacra Famiglia erano appesi numeri e luoghi delle ultime sparatorie di massa avvenute negli Usa. Dal 29 novembre scorso, la piccola chiesa di Santa Susanna a Dedham, nella diocesi di Boston, è tornata al centro del dibattito politico, ed ecclesiale, quando hanno iniziato a circolare le foto della Natività apparsa accanto all’ingresso della struttura. Stavolta nell’opera realizzata dal parroco, padre Stephen Josoma, con il supporto della comunità, al posto del Bambinello, di Maria e di Giuseppe, c’è un cartello su cui è scritto in grande «Ice was here», l’«Ice è stata qui». Più in basso una piccola nota spiega che «la Sacra Famiglia è al sicuro nel Santuario della nostra Chiesa», con l’aggiunta del numero di telefono da chiamare in caso di avvistamento degli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement.
«Mi sembra che il Presepe non debba essere usato per propaganda politica o progressista», si legge tra i centinaia di commenti della pagina Facebook della parrocchia di Santa Susanna, bersagliata da critiche e messaggi di supporto per l’iniziativa “anti-Ice". «Finalmente una Chiesa cattolica che combatte per i diritti umani», scrive un altro utente. Anche nell’area di Boston, infatti, come a Chicago e in altre grandi metropoli degli Usa, da settembre è iniziata un’imponente operazione di controllo dell'immigrazione. «Lo scopo dell’allestimento era quello di stimolare il dialogo, non di causare scalpore - ha detto il parroco rispondendo ai giornalisti nel giorno della festa dell’Immacolata Concezione -, ogni divisione è un riflesso della nostra società polarizzata, in gran parte dovuta alle politiche e alle leggi mutevoli e ingiuste dell'attuale amministrazione statunitense».
Venerdì 5 dicembre, l'arcidiocesi di Boston aveva richiesto alla parrocchia, tramite una il suo portavoce, la rimozione della scritta dal presepe, per il quale la parrocchia non avrebbe ricevuto il «permesso». In una dichiarazione, i vertici dell'arcidiocesi hanno affermato che i fedeli «hanno il diritto di aspettarsi di trovare autentiche opportunità di preghiera e culto cattolico, non messaggi politici che creano divisioni». Le norme della Chiesa, ha aggiunto, «proibiscono l'uso di oggetti sacri per qualsiasi scopo diverso dalla devozione del popolo di Dio», e dunque anche le immagini del Bambino Gesù nella mangiatoia «devono essere utilizzate esclusivamente per promuovere la fede e la devozione».
Il direttore ad interim dell’Ice, Todd Lyons, parlando al Boston Herald ha definito il presepe «assolutamente ripugnante» e parte di «una narrativa pericolosa» responsabile di un forte aumento delle aggressioni agli agenti. Il cartellone “contestato”, però, è ancora al suo posto, perché il parroco ha dichiarato di non aver mai ricevuto una richiesta ufficiale. «Ho detto al vescovo ausiliare di Boston, Robert Reed, che avrei aspettato di riceverla prima di prendere qualsiasi decisione», ha scritto il reverendo Josoma, da 24 anni alla guida di Santa Susanna, in un messaggio riportato dal Globe. «Mi consulterò con il mio consiglio parrocchiale prima di prendere qualsiasi decisione».
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