La sfida dell’Alta Sabina: un 5% di abitanti in più
di Igor Traboni
L’area della Provincia di Rieti ha un tasso di spopolamento 10 volte superiore alla media. Con la strategia IN i Comuni si alleano per azioni anti declino

Roma
Far crescere del 5%, da qui al 2035, la popolazione residente in 10 comuni della provincia di Rieti, invertendo così l’attuale tasso di spopolamento che è di ben 14 volte superiore alla media nazionale (-4,2%, contro lo -0,3%). Una scommessa da vincere grazie ad una strategia integrata che tocca energia, ambiente, digitalizzazione e servizi alla persona, come è stato prospettato ieri a Roma nello spazio WeGil, nel corso di un incontro per la firma di “Atlante per il futuro. Il Contratto energia, clima e società”, una vera e propria road-map per il ripopolamento e lo sviluppo sostenibile dell’Alta Sabina, destinato a diventare un modello pilota per altre aree interne italiane ed europee.
Rocca Sinibalda, Belmonte, Colle di Tora, Longone, Marcetelli, Torricella, Monteleone, Poggio Moiano, Poggio San Lorenzo, Varco Sabino, sono i 10 paesi che si sono riuniti nella Green Comunity dell’Alta Sabina, finanziata dalla misura PNRR – Green Communities (NextGenerationEU), con il sostegno di università, varie istituzioni scientifiche e imprese che hanno deciso di unire le forze per realizzare – con un finanziamento di 12 milioni di euro - i 15 ambiti del progetto “IN. Alta Sabina”, dove IN sta per Intelligenza Naturale.
Paesi che tutti insieme contano attualmente circa 7500 abitanti, ma soggetti ad un continuo spopolamento, aggravato da una carenza endemica di servizi e dal continuo taglio agli stessi; paesi però straordinariamente ricchi di risorse, come è stato ricordato nel convegno di ieri. Basti pensare, ad esempio, che in questo lembo del Lazio foreste, acque e paesaggi generano 134 milioni di euro l’anno in benefici collettivi (acqua e aria pulite, paesaggio, rifugio climatico), per tutelare i quali bastano 1,2 milioni di euro l’anno. E non a caso, proprio azioni mirate su energia pulita, gestione idrica, mobilità di prossimità, innovazione sociale e filiere, costituiscono la spina dorsale di questa iniziativa. Per quanto concerne l’energia e il clima, ad esempio, la Comunità energetica dell’Alta Sabina prevede impianti fotovoltaici su edifici pubblici e aree dismesse; ma ci sarà anche un impianto di gassificazione e cogenerazione, alimentato da circa 1.000 tonnellate annue di biomassa da filiera corta, a garantire autoconsumo e resilienza energetica, con tanto di rete di ricarica elettrica diffusa che collegherà i 10 paesi con delle colonnine.
Gli altri 4 filoni principali di questi 15 ambiti riguardano acqua e biodiversità, innovazione digitale e sociale, inclusione e partecipazione, agricoltura e territorio. Volendo fare solo un altro esempio, ecco la filiera della lavanda a Marcetelli, o ancora l’hub comunitario a Rocca Sinibalda che offrirà uno spazio multifunzionale in legno a basso impatto per attività agricole, formative e comunitarie.
«L’esperienza dell’Alta Sabina – ha detto nel corso dell’incontro Marco Bussone, presidente dell’Unione dei comuni montani Uncem - dimostra che le Green Community possono diventare uno strumento per costruire alleanze vere tra comuni, imprese, scuole e terzo settore. Il salto di qualità sta nel fare un patto con le città basato sul riconoscimento dei servizi ecosistemici. Roma e Rieti, ad esempio, possono stringere accordi con i territori montani riconoscendo il valore concreto di ciò che questi offrono ogni giorno, come l’assorbimento di CO2 attraverso la gestione forestale e la garanzia delle risorse idriche».
«Questo Contratto territoriale – ha detto dal canto suo Elena Battaglini, sociologa del territorio, progettista e direttore scientifico della strategia – vuole puntare al cambiamento di pratiche e di modelli di comportamento che possano contrastare l’esodo demografico, con il rinforzo di esperienze condivise, di nuove regole e, soprattutto, di fiducia».
La voce del territorio interessato è stata portata da Stefano Micheli, sindaco di Rocca Sinibalda, comune capofila del progetto: «Il nostro obiettivo è quello di fornire una risposta sistemica e interistituzionale alle due grandi emergenze che colpiscono le aree interne: l’emergenza climatica e lo spopolamento progressivo».
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