Leone XIV: «La scienza promette l'immortalità, ma non garantisce la felicità»

di Agnese Palmucci, Roma
Stamattina il Papa, in una piazza San Pietro già pronta per le celebrazioni del Natale, ha parlato del il «mistero della morte» illuminato dalla Pasqua. Poi ha espresso vicinanza per le vittime del conflitto tra Thailandia e Cambogia, chiedendo il cessate il fuoco.
December 10, 2025
Leone XIV: «La scienza promette l'immortalità, ma non garantisce la felicità»
Papa Leone XIV saluta i fedeli in piazza San Pietro prima dell'udienza generale, 10 dicembre 2025 (ANSA)
La Pasqua e il Natale si intrecciano stamattina in piazza San Pietro, davanti agli occhi dei migliaia di pellegrini riuniti per l’udienza generale del mercoledì. Dal sagrato della basilica papa Leone XIV ha stretto insieme il «mistero della morte» e il «desiderio di vita e di eternità» che vive in ciascuno, continuando il ciclo di catechesi sulla Resurrezione, con un una meditazione su «La Pasqua di Gesù Cristo: risposta ultima alla domanda sulla nostra morte». A poche centinaia di metri da lui, in piazza è tutto pronto per il Natale, con il presepe proveniente dalla diocesi di Nocera-Sarno, e il grande abete trentino, che si accenderanno di luci il prossimo 15 dicembre, per l’inaugurazione. Così, nel tempo dell’attesa per la nascita di Gesù, il Pontefice sottolinea che “attendere” la morte «con la speranza certa della Risurrezione» preserva «dalla paura di scomparire per sempre e ci prepara alla gioia della vita senza fine».  
Papa Leone XIV benedice un bambino prima dell'udienza generale, 10 dicembre 2025 (ANSA)
Papa Leone XIV benedice un bambino prima dell'udienza generale, 10 dicembre 2025 (ANSA)
Morte e vita sono anche sinonimi di guerra e pace. Al termine dell’udienza, infatti, si è detto «profondamente rattristato dalle notizie del riacceso conflitto lungo il confine tra Thailandia e Cambogia», con  «vittime anche tra i civili» e migliaia di persone sfollate. «Esprimo la mia vicinanza nella preghiera a queste care popolazioni, e chiedo alle parti - è stato l'appello del Pontefice - di cessare immediatamente il fuoco e di riprendere il dialogo». Poi rivolto ai pellegrini polacchi e tedeschi, e in particolare gli organizzatori e i partecipanti alla conferenza dedicata al messaggio di riconciliazione che i Vescovi polacchi inviarono ai Vescovi tedeschi sessant’anni fa, e che cambiò la storia dell’Europa, ha incoraggiato tutti «gli uomini di buona volontà a impegnarsi per la riconciliazione e la pace tra i popoli». E ha esortato le parti in conflitto ad essere allo stesso modo «una testimonianza che riconciliazione e perdono sono possibili quando nascono dal reciproco desiderio di pace e dall’impegno comune, in verità, per il bene dell’umanità».
Fedeli statunitensi in piazza San Pietro per l'udienza generale, 10 dicembre 2025 (ANSA)
Fedeli statunitensi in piazza San Pietro per l'udienza generale, 10 dicembre 2025 (ANSA)
Partendo dal brano del Vangelo in cui Giuseppe di Arimatea chiede a Pilato il corpo di Gesù (Lc 23,50-54), il Papa sottolinea come la fine della vita terrena abbia «sempre suscitato nell’essere umano profondi interrogativi», perché appare agli occhi di tutti «come l’evento più naturale e allo stesso tempo più innaturale che esista». Se un tempo però, i popoli antichi utilizzavano «riti e usanze legate al culto dei morti, per accompagnare e ricordare chi si incamminava verso il mistero supremo», ha evidenziato Prevost, «oggi si registra una tendenza diversa», perché «la morte appare una specie di tabù, un evento da tenere lontano». Così non si va più a fare visita ai defunti nei cimiteri e ci si affida a «visioni antropologiche» che «promettono immortalità immanenti, teorizzano il prolungamento della vita terrena mediante la tecnologia». È lo «scenario del transumano che si fa strada nell’orizzonte delle sfide del nostro tempo» mette in guardia il Papa domandando poi a ciascuno se «la morte potrebbe essere davvero sconfitta con la scienza», e se la stessa scienza in fin dei conti «potrebbe garantirci che una vita senza morire sia anche una vita felice». 
Di tutti gli esseri viventi solo l’essere umano, ha aggiunto, si chiede cosa sia la morte, e se sia la sua «l’ultima parola sulla nostra vita», perché solo l’uomo «sa di dover morire». Il macigno che lo «appesantisce», a differenza degli animali che «soffrono» ma non sanno che la morte fa parte del loro destino, è proprio questa consapevolezza che però «non lo salva» dalla fine. Proprio salutando i fedeli di lingua araba, Prevost ha invitato tutti a «riflettere sul mistero della morte e della vita con speranza,» nella consapevolezza «che Cristo risorto ci ha preceduto nella prova della morte, l’ha vinta e ci ha aperto le porte della vita eterna». 
Un pallone ad aria a forma di croce regalato al Papa dai fedeli dell'isola di Ventotene durante l'udienza generale, 10 dicembre 2025 (ANSA)
Un pallone ad aria a forma di croce regalato al Papa dai fedeli dell'isola di Ventotene durante l'udienza generale, 10 dicembre 2025 (ANSA)
Nel constatare che l’ineluttabilità della morte però, ha proseguito Leone XIV davanti ai tanti bambini, giovani e adulti provenienti da tutto il mondo, «si dovrebbe pensare che siamo creature paradossali, infelici», non solo perché moriamo, ma  «anche perché abbiamo la certezza che questo evento accadrà», e proprio da qui forse «provengono le frequenti rimozioni, le fughe esistenziali davanti alla questione della morte». Con gli occhi al presepe di piazza San Pietro, ispirato a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vissuto nel territorio di Nocera, il Papa ha citato un testo del santo campano, intitolato «Apparecchio alla morte». Nell'opera ascetica, il santo «riflette sul valore pedagogico della morte, evidenziando come essa sia una grande maestra di vita», ha detto il Pontefice. «Sapere che esiste e soprattutto meditare su di essa ci insegna a scegliere cosa davvero fare della nostra esistenza. - ha continuato - Pregare, per comprendere ciò che giova in vista del regno dei cieli, e lasciare andare il superfluo che invece ci lega alle cose effimere, è il segreto per vivere in modo autentico, nella consapevolezza che il passaggio sulla terra ci prepara all’eternità». 
Papa Leone XIV conclude l'udienza generale in piazza San Pietro, 10 dicembre 2025 (ANSA)
Papa Leone XIV conclude l'udienza generale in piazza San Pietro, 10 dicembre 2025 (ANSA)
Dunque, la Resurrezione di Cristo rivela che la morte «non si oppone alla vita», ma «ne è parte costitutiva come passaggio alla vita eterna» che «ci fa pre-gustare, in questo tempo colmo ancora di sofferenze e di prove, la pienezza di ciò che accadrà dopo la morte». Come le luci che illuminano il buio della notte in cui Cristo si è incarnato a Betlemme, anche tra le tenebre del Calvario c’era «un presagio di luce nel buio», ha sottolineato Leone XIV, come aveva colto l’evangelista Luca. Infatti si legge nel Vangelo che «era il giorno della Parasceve e già risplendevano le luci del sabato» (Lc 23,54). «Questa luce, che anticipa il mattino di Pasqua, già brilla nell'oscurità del cielo che appare ancora chiuso e muto», ha proseguito Prevost, ricordando che «solo questo evento è capace di illuminare fino in fondo il mistero della morte». E proprio in questa luce «diventa vero quello che il nostro cuore desidera e spera: che cioè la morte non sia la fine, ma il passaggio verso la luce piena, verso un’eternità felice». Grazie a Cristo, morto e risorto,  ha concluso il Papa, «con San Francesco possiamo chiamare la morte “sorella”».

Udienza alla delegazione del Gruppo European Conservatories and Reformists del Parlamento Europeo

Ai rappresentanti del gruppo dei conservatori e riformisti al Parlamento europeo, ricevuti in udienza stamattina prima della catechesi in piazza, il Papa ha chiesto di impegnarsi a salvaguardare la vita umana «dal concepimento alla morte naturale». In particolare ha fatto riferimento «ai ricchi principi etici e ai modelli di pensiero che sono il patrimonio intellettuale dell'Europa cristiana» che «sono essenziali per salvaguardare i diritti divinamente conferiti e il valore intrinseco di ogni persona umana, dal concepimento alla morte naturale». Allo stesso modo, però, essi sono fondamentali, ha aggiunto, per rispondere alle sfide presentate «della povertà, dall'esclusione sociale, dalla privazione economica, nonché dalla crisi climatica in corso, dalla violenza e dalla guerra». L’identità europea «puo' essere compresa e promossa solo in riferimento alle sue radici giudaico-cristiane» ha specificato il Pontefice,  ma «garantire che la voce della Chiesa, anche attraverso la sua dottrina sociale, continui a essere ascoltata, non significa restaurare un'epoca passata, ma garantire che risorse chiave per la cooperazione e l'integrazione future non vadano perse». 

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