«Basta violenza sui migranti». La lotta dei cattolici di Chicago
di Agnese Palmucci, Roma
Da settembre è scattata a Chicago l’operazione governativa anti migranti «Midway Blitz». I cattolici stanno alzando la voce con attività e manifestazioni a difesa dei diritti degli stranieri

A Chicago è diventato normale andare a celebrare Messa la domenica e non vedere più i propri parrocchiani seduti ai banchi della chiesa. Da un giorno all’altro. «Arrivano le famiglie e ci dicono che li hanno arrestati nella notte», racconta padre David Inczauskis, sacerdote gesuita ordinato da sei mesi, che, insieme ad altri, sta coordinando le attività delle comunità cattoliche della diocesi per il supporto ai migranti detenuti dalla polizia federale perché ritenuti “irregolari” o rischiosi per l’ordine pubblico. «A settembre scorso il presidente Trump ha annunciato l’operazione “Midway Blitz” - spiega il giovane, studente di dottorato alla Loyola University di Chicago - e in poco tempo sono arrivati gli agenti della pattuglia di frontiera, la Border Patrol, che normalmente si trova lungo il confine con il Messico, ed è incrementata l’attività dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice), per trattenere e deportare persone senza documenti». Negli ultimi tre mesi, aggiunge, sono aumentati in modo significativo anche i casi di «profilazione razziale», per cui «vengono fermate anche persone che non sono prive di documenti», solo per il colore della pelle.
A lui, e alla comunità cattolica impegnata a garantire i diritti dei migranti, erano rivolte le parole di papa Leone XIV lo scorso 4 novembre, quando aveva esortato «le autorità a consentire agli operatori pastorali di occuparsi dei bisogni spirituali delle persone detenute» nei centri come quello di Broadview, sobborgo di Chicago. Per due volte, infatti, il 12 ottobre e l’1 novembre, l’Ice ha vietato a padre David e ad altri sacerdoti di entrare nel “facility centre”, costruito negli anni ’70, per portare l’Eucarestia ai detenuti. «La prima volta abbiamo organizzato una processione eucaristica e siamo arrivati alla struttura con circa 800 persone, ma non ci hanno fatto entrare perché non avevamo chiesto il permesso – racconta –. Così abbiamo proseguito pregando e condividendo la comunione tra coloro che erano radunati all’esterno».

Per il secondo tentativo, la richiesta è stata presentata all’ufficio dell’Ice dieci giorni prima della solennità di Tutti i Santi, ma quel giorno è stato negato l’accesso persino al vescovo ausiliare della metropoli dell’Illinois, José Maria García Maldonado che ha presieduto la Messa. Il centro di detenzione, che in realtà ha funzionato fino a settembre 2025 come “centro di smistamento” in cui le persone trattenute restavano per massimo dodici ore, sarebbe sovraffollato, con uomini e donne costretti a dormire su pavimenti sporchi, in mancanza di cibo, acqua, docce. A raccontarlo sono stati in queste settimane gli stessi migranti, molti dei quali rilasciati dopo giorni o settimane, come si legge nella sentenza federale di inizio novembre, con la quale il giudice ha ordinato ai funzionari dell’Ice di rendere quanto prima «umane» le condizioni «inutilmente crudeli» della struttura. Tutto questo, e «il fatto che non ci lascino entrare», denuncia il sacerdote, «dimostra una certa malafede» e «ci fa pensare che le condizioni interne siano terribili».

Nelle ultime settimane, nella diocesi di origine di Prevost, si sono verificate anche vere e proprie «operazioni in stile militare», sottolinea padre David, con scontri e ferimenti di civili. Come quando, continua, alcuni giorni fa nel cuore della notte, scendendo da un elicottero, alcuni agenti in divisa militare «sono entrati in un complesso residenziale, trascinando fuori bambini, genitori e famiglie intere». Il governo, poi, «ha pubblicizzato l’intervento come fosse un’azione cinematografica, per giustificare la narrativa dell’amministrazione Trump, secondo cui sarebbe necessario l’intervento della Guardia nazionale nelle strade di Chicago», specifica. Per lo più, invece, gli arresti stanno avvenendo nelle zone limitrofe alle chiese cattoliche e sui luoghi di lavoro. «La Border Patrol o l’Ice ricevono informazioni su dove potrebbero lavorare persone senza documenti e aspettano che escano di casa per andarli a prendere».


Nella terza città più popolosa degli Stati Uniti, con quasi tre milioni di abitanti, l’aria è diventata irrespirabile. Secondo i dati federali, presentati dal Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti (Dhs) lo scorso 14 novembre, dei 614 immigrati arrestati dall’inizio dell’operazione di espulsione “Midway Blitz” solo sedici avevano precedenti penali significativi. La stragrande maggioranza, invece, non aveva né condanne penali né capi d’imputazione pendenti. «Come cristiani siamo sconvolti, e non possiamo restare fermi davanti a tutto questo – dice ancora con forza –. Stiamo cercando di sostenere e accompagnare in un percorso pastorale le famiglie migranti che hanno subito e continuano a subire abusi da parte delle forze di polizia». Allo stesso tempo «ci siamo organizzati per proteggere le nostre comunità, con molte attività e iniziative» anche assieme all’associazione di fedeli Coalition for spiritual and political leadership (Cspl).
Proprio il Cspl nei giorni scorsi ha intentato una causa legale contro l’amministrazione Trump che starebbe impedendo ai migranti di vedere rispettato il proprio diritto alla libertà religiosa. «Ora vorremmo organizzare un terzo grande momento di preghiera fuori dal centro di Broadview in occasione delle celebrazioni per la Madonna di Guadalupe, a metà dicembre», chiosa padre David, «ma speriamo che i giudici costringano l’Ice a stabilire con noi orari regolari in cui potremo accedere e offrire assistenza spirituale».

L’appello di Leone XIV, in ogni caso, ha iniziato a smuovere le acque a livello istituzionale, spingendo i vescovi americani a prendere posizione. Lo scorso 14 novembre la Conferenza episcopale Usa ha pubblicato una storica lettera pastorale contro le deportazioni di massa dei migranti, votata quasi all’unanimità. Trump non è mai citato direttamente, ma è evidente il riferimento alle politiche del presidente statunitense, che ha deciso un’ulteriore stretta sui migranti dopo l’aggressione ai due agenti di polizia avvenuta a Washington il 27 novembre scorso. «Negli Usa ci sono cattolici favorevoli alla detenzione e deportazione e cattolici solidali con i migranti – spiega il gesuita –. Ma è importante ricordare che la Chiesa statunitense è composta in larga parte da persone senza documenti». Per molti cattolici di Chicago «devastati» dalle deportazioni di massa, ha concluso, «è stato un immenso conforto sapere che il Papa non tace, che sta dalla loro parte».
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