Dalle torture alla speranza: altri 122 rifugiati a Roma
Arrivato a Fiumicino un nuovo corridoio umanitario reso possibile da Viminale, Farnesina, Sant'Egidio, Unhcr e Arci. Provengono da Eritrea, Sud Sudan e Sudan

È un fiume in piena Altom Osman. Dice di essere stanco per il viaggio, ma non lo dà a vedere. Non riesce a contenere la gioia. Accucciata sulle sue spalle c’è Taleen, sua figlia. Ha pochissimi mesi. Sta dormendo profondamente sotto lo sguardo di Esra, la mamma. Neanche la grande festa che è appena cominciata alle loro spalle è riuscita a svegliarla. Si balla, si canta. C’è chi si abbraccia, chi piange per la commozione. I grandi protagonisti sono i 122 rifugiati (oltre la metà minori) che sono arrivati giovedì 11 dicembre, all’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, con un volo proveniente da Tripoli, organizzato da Unhcr - Agenzia Onu per i Rifugiati. L’ingresso in Italia è stato reso possibile dal protocollo tra il Ministero dell’Interno, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Unhcr, Arci e la Comunità di Sant’Egidio, firmato nel dicembre 2023, che finora ha consentito l’arrivo in sicurezza di 659 persone.
La maggior parte di loro è originaria del Sudan, del Sud Sudan e dell'Eritrea. Scappati dalle guerre e dalle violenze dei loro Paesi, sono approdati in Libia, senza trovare pace. Tra i rifugiati, bambini, donne vittime di tratta, e sopravvissuti alla violenza e alla tortura. Molti in gravi condizioni di salute. «Siamo passati dall’inferno del Darfur all’inferno della Libia - racconta Altom Osman -. Abbiamo assistito a torture. In tanti sono morti. Ma oggi mi sento rinato. Ringrazio l’Italia per l’accoglienza. Spero che questo progetto continui per aiutare tanti altri».
I rifugiati sono atterrati intorno alle 13. A dare loro il benvenuto, insieme a Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, Valentina Itri, coordinatrice dell'Ufficio Immigrazione Arci nazionale, Filippo Ungaro, portavoce di UNHCR Italia, e Pierfrancesco Sacco, della Direzione generale italiani all’estero e politiche migratorie della Farnesina. I volontari di Sant’Egidio hanno sventolato in aria un mazzo di rose, accompagnati dal ritmo di un bongo. «Benvenuti in Italia», recitava un cartellone scritto in diverse lingue. I rifugiati verranno accolti in dieci regioni italiane dalla Comunità di Sant’Egidio (53 persone), Arci (30 persone) e tramite il Sistema Accoglienza e Integrazione (39 persone).
«I corridoi umanitari coniugano accoglienza e integrazione. È questo il vero futuro di un’immigrazione legale nel nostro Paese, perché i trafficanti di esseri umani prosperano sull’illegalità», ha sottolineato Impagliazzo. Che di fronte al nuovo pacchetto di norme dell’Ue sulla gestione dell’immigrazione ha invitato ad «allargare i corridoi legali, che dimostrano come sia possibile integrarsi anche provenendo da situazioni molto drammatiche». Oggi, ha aggiunto, «accogliamo persone che hanno subito violenze in Libia. Molti di loro provengono dal Sudan, un Paese in cui è in corso una guerra dimenticata che sta causando migliaia e migliaia di morti nel silenzio generale». A tutte queste sofferenze, ha assicurato Impagliazzo, «verrà data una risposta positiva». Sia in un'accoglienza «che si prenderà cura anche degli aspetti sanitari, ma poi in un percorso che porterà queste persone a integrarsi nel nostro Paese e a dare vita a una nuova condizione di pace, di salute e di benessere».
Una famiglia del Sudan verrà ospitata nella parrocchia di sant’Augusto, a Caserta. «È la quarta che accogliamo in cinque anni – ha raccontato il parroco, padre Mario Vecchiato -. Tutta la comunità si sta mobilitando per loro. È una grande esperienza di fraternità». Anche Sacco ha sottolineato l’importanza dei corridoi umanitari, un’iniziativa della società civile, promossa anche dalla Cei, grazie alla quale sono stati accolti in Italia 7269 rifugiati dal febbraio 2016. «In un tempo di crisi e di guerre – ha detto - l'Italia è protagonista anche nella diplomazia dell’accoglienza e dell’incontro». Mentre Itri, nel dare il benvenuto ai rifugiati, ha rivolto il suo pensiero a tutte le altre persone che «stanno rischiando la propria vita per raggiungere un luogo sicuro». Sono quasi 3 milioni i rifugiati in tutto il mondo, ha ricordato Ungaro. «Ma solo l’otto per cento – ha aggiunto - quest’anno è stato reinsediato. Ci sono tante persone che stanno soffrendo in molti Paesi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA






