Le novità, le sfide, l'impegno: come si insegna la religione cattolica a scuola

In 27 pagine un documento della Cei fa il punto sull'attualità di una scelta. Il messaggio interroga i genitori e gli alunni, i docenti, «mediatori essenziali» e la società civile
December 11, 2025
Le novità, le sfide, l'impegno: come si insegna la religione cattolica a scuola
ITALIA MONSELICE SABINIANUM SCUOLA MEDIA INTERNO GIORNO STUDENTI DSS monselice (padova), 15 gennaio 2013. SABINIANUM POLO EDUCATIVO CULTURALE DI MONSELICE Non un accorpamento di scuole, non unopera di mera sopravvivenza, bensì un progetto innovativo promosso in prima persona dal vescovo di Padova. questo il SABINIANUM POLO EDUCATIVO CULTURALE MONSELICENSE. alcune classi delle medie. BOATO
A distanza di quarant’anni l’impostazione che l’Accordo di revisione del Concordato (1984) e le successive Intese hanno dato all’insegnamento della religione cattolica nella scuola «si rivela ancora valida e in grado di reggere il confronto con le trasformazioni che nel frattempo si sono succedute». Una constatazione che fa sfondo al lungo documento intitolato “L’insegnamento della religione cattolica: laboratorio di cultura e dialogo”, che è stato diffuso oggi dalla Conferenza episcopale italiana, dopo l’approvazione avvenuta nella 81ª Assemblea generale dei vescovi italiani svoltasi ad Assisi nel novembre scorso. Come detto si tratta di un corposo documento di 27 pagine suddiviso in quattro grossi capitoli. Una analisi sul volto e il ruolo che l’Irc è chiamato a svolgere nella scuola italiana, soprattutto in questo momento di cambiamento che il mondo sta vivendo.
«In questi anni l’Irc, nella sua nuova formula, si è assestato come presenza abituale e apprezzata nel sistema nazionale di istruzione, nonostante qualche difficoltà che talora si incontra nella prassi» si legge nella Nota dei vescovi, che nella parte introduttiva individuano nella scuola, nella comunità ecclesiale e nella società i destinatari di questa riflessione. Lo sono genitori e alunni, «che sono chiamati a scegliere se avvalersi o non avvalersi di questo insegnamento»; lo è la comunità ecclesiale, che «talvolta guarda con distrazione a un servizio che richiede una specifica competenza della Chiesa locale anche se sempre più radicato autonomamente nella scuola»; lo sono gli insegnanti di religione cattolica (Idr), che «sono di fatto i mediatori essenziali della proposta educativa e culturale dell’Irc, affinché sappiano quanto la Chiesa italiana è loro riconoscente e cosa si attende da loro e dall’insegnamento loro affidato»; lo è la società civile, alla quale «vogliamo ricordare che il settore è oggetto di costante attenzione da parte di ciascun vescovo nel territorio e di tutto l’episcopato nella sua azione collegiale, per offrire un servizio sempre all’altezza delle finalità educative della scuola».
Il primo capitolo affronta I’attualità dell’Irc in un tempo di cambiamenti. La Nota ne cita alcuni, tra i più rilevanti: le migrazioni, «fenomeno, che ha molteplici implicazioni, deve essere letto non con paura, ma come un’opportunità e un dono»; un approccio della società che tende a marginalizzare, se non cancellare, il fattore religioso, «ma la persona non è un sistema di algoritmi: è creatura, relazione, mistero» . L’Irc, continuamente ripensato alla luce di queste trasformazioni, può offrire un approccio aperto ai cambiamenti e ai diversi aspetti storici, culturali, spirituali ed esistenziali dell’esperienza umana» sottolineano i vescovi nella Nota. .E soprattutto non si può dimenticare che «le nuove generazioni, per la concomitanza di diversi fattori, risentono di un clima di insicurezza e smarrimento da cui derivano non poche situazioni di isolamento e marginalità». Ecco che l’Irc può diventare strumento - quasi un ponte - tra la comunità ecclesiale e la scuola, pur nel rispetto dei ruoli e delle competenze, sebbene in questi 40 anni l’Irc ha dimostrato di essere una materia capace di porsi in dialogo con gli altri insegnamenti, offrendo agli studenti spunti di riflessione, valori di riferimento e capacità di crescita umana complessiva. Opportunità offerta davvero a tutti gli studenti, anche a coloro che provengono da altri Paesi o professano altre religioni. Presenza che «richiede rinnovata attenzione al dialogo e al confronto» e che già, come ricorda il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi in un suo commento alla Nota, «esempio di tale apertura è offerto dalle schede per conoscere l’ebraismo e l’islam, predisposte dagli uffici della Segreteria generale della Cei rispettivamente con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica, in vista della redazione dei libri scolastici e della formazione degli insegnanti di religione». Un dialogo reso possibile anche dal fatto che l’Irc, ribadisce con forza la Nota, non è una forma di catechesi, ma «una presenza in un sistema integrato che riconosce il qualificato contributo della Chiesa cattolica al sistema educativo del Paese».
Del resto, ricorda il secondo capitolo, l’Irc è «una scelta di libertà e di cultura», dato che si tratta di un insegnamento da scegliere (è lo fa l’80% della popolazione scolastica italiana), ma anche un insegnamento imprescindibile per comprendere la nostra cultura che è fortemente permeata del cattolicesimo, e «perderli sarebbe un danno per tutta la società». «Oggi l’Irc condivide le autonome finalità della scuola mettendosi con convinzione al suo servizio» sottolinea più volte la Nota, ricordando come in questi 40 anni si sia proceduto a periodici aggiornamenti delle Indicazioni didattiche.
La Nota dedica tutto il terzo capitolo alla figura dei docenti di religione, nel suo «profilo professionale e impegno educativo», a cui i vescovi esprimono la loro gratitudine. Anche i docenti di religione risentono della crisi di ruolo che gli insegnanti stanno vivendo nella scuola per la propria competenza e capacità di dialogo vengono scelti per ruoli di coordinamento nella scuola. «Questa particolare condizione deve sollecitare gli Idr ad affinare sempre di più la propria competenza pedagogica, relazionale e metodologica, puntando a diventare punto di riferimento per tutta la comunità scolastica».
Un compito nel quale non devono sentirsi soli. Ecco allora, nel quarto capitolo, l’invito alle comunità cristiane a cogliere l’importanza del ruolo svolto dall’Irc e dai loro docenti, non solo nella scuola, ma anche nella comunità ecclesiale. «Tutta la comunità ecclesiale deve sentirsi coinvolta nella responsabilità derivante da questo impegno».

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