Leucemica e perseguitata dai taleban, Hakima chiede aiuto all'Italia
La donna, hazara e mamma di due bambini, ha bisogno urgente del trapianto di midollo. La sorella Farzana è già in Italia: «Il vostro Paese è l’ultima speranza per mia sorella»

La chemioterapia non ha dato i risultati sperati. Per Hakima, afghana hazara, 31 anni, perseguitata dai talebani e mamma di due bambini di 11 e 3 anni, l’ultima opportunità per combattere la leucemia acuta linfoblastica è il trapianto di midollo. E la speranza ha un nome solo: Italia. A lanciare l’appello a Roma, al Governo e alla Farnesina è la sorella Farzana, integrata in un progetto Sai dell’area vesuviana di Napoli. Farzana ha provato a raggiungere Hakima in Pakistan nelle scorse settimane (è a Lahore che la giovane mamma ha ricevuto le cure), ma è stata bloccata in aeroporto e respinta in Italia. Con la sorella ha avuto un colloquio di cinque minuti, più lacrime che parole.
Al rientro Farzana ha deciso di giocare il tutto per tutto: «L’Italia che ha accolto e salvato me è l’unica speranza anche per mia sorella. Chiedo un atto di umanità per lei, per suo marito, per i due bambini che rischiano di restare senza mamma in un Paese che li perseguita». Ad Hakima servirebbe un visto sanitario. Nient’altro. Perché la cooperativa Tasmjla, che già segue Farzana, è pronta ad organizzare l’accoglienza e la sistemazione della famiglia afghana. Da qui l’appello alle autorità nazionali italiane. In Italia Hakima troverebbe Farzana, perfettamente integrata nella piccola comunità vesuviana di Massa di Somma. Il resto della famiglia è in Germania e Francia. Il papà di Hakima e Farzana era sindaco della città di Maidan Wardak prima dell’avvento dei talebani. Ancora oggi il regime fa spesso irruzione nella casa di Hakima e del marito Aref per chiedere informazioni sui genitori della donna. Solo Hakima non è riuscita a lasciare il Paese, mentre genitori, fratelli e sorelle sono riusciti a entrare nei corridoi umanitari organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio tra 2022 e 2023.
Il tempo sta per scadere. L’ultimo referto medico di Hakima, datato 5 dicembre, dice che il trapianto deve avvenire “as soon as possible”, il più presto possibile. L’alternativa all’Europa è l’Iran, ma l’intervento costa 40mila euro e l’incognita è nella concreta possibilità di raggiungere il Paese da parte dei familiari donatori di midollo. È per questi motivi che l’ultima speranza è l’Italia.
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