Sale quanto basta. E può diventare sole

Il dolore di Maria, la storia di C. Che avrebbe voluto conoscerci, e ora abita le nostre giornate e ce le fa vedere con una luce diversa
October 16, 2025
Sale quanto basta. E può diventare sole
Basta un pizzico di sale per dare sapore, metafora del sapere. Così quando incontri anche solo per pochi minuti le storie di altri che si palesano chiamandoti per nome, ti cambia la giornata, e nascono relazioni nuove.
Sembra essere sempre più necessaria la vicinanza, la prossimità, quella che fa incontrare storie e sguardi, in cui il racconto potrebbe non terminare mai, solo per il piacere di essere li, di gustare quel sapore che altrove ancora non si era conosciuto. E allora quando abbiamo incontrato lo sguardo di Maria, che stringeva con sé una cartellina di fogli A4 come se fosse la cosa più preziosa che aveva con sé, ci siamo accomodate insieme, e abbiamo conosciuto C., 8 anni, una malattia lunga che l’ha già portata dove rendersi eternamente presente. E che di noi conosceva tutto a memoria: anni, studi, luogo di provenienza, come stiamo a fornelli e «sale quanto basta». Per questo aveva espresso come desiderio di poterci incontrare in quei lunghi viaggi tra Milano e Roma, per fermarsi un po' con noi, donarci il suo sorriso, la sua voglia di vivere nella bellezza. Non ha potuto perché il tempo è stato tiranno, e allora come solo una madre può fare, ha compiuto lei il suo viaggio, solo per stringerci la mano, per donarci quella cartellina che speriamo diventi altro, una foto, scambiare un numero per continuare a sentirsi nel tempo.
E allora ti accorgi che basta veramente poco, un pizzico di sale, che forse è anche sole. Perché C. è luminosa nei suoi occhioni grandi, e inspiegabilmente siamo diventate parte delle sue giornate, del suo tempo, del suo ordinario, affinché non fosse solo dolore.
Tutto questo interroga profondamente , ci mette di fronte alla crudeltà e al tempo stesso alla bellezza, ci espone al silenzio e alla parola, a un sorriso e a una lacrima, ci educa a chiamare le cose per nome, provando a cercare un senso nuovo del tempo, dello spazio, dell’altro, di chi ancora non abbiamo conosciuto.
Perché “forte come la morte è l’amore” (Cantico dei Cantici 2,3) e il sale non può perdere il suo sapore.

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